Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Desiderio Scaglia (Cremona o Brescia, 1567 - Roma, 21 agosto 1639) è stato un cardinale e vescovo, membro della Congregazione del Sant'Uffizio.
Biografia
Nato da famiglia di origini bresciane e imparentato con i cardinali Girolamo Bernieri, Scipione Cobelluzzi e Francesco Cennini de' Salamandri.
Frate domenicano dell’ordine di San Carlo, si distinse come studente nello Studium bolognese dell'ordine e, in seguito, insegnò negli Studi annessi a vari conventi dell'ordine in Lombardia.
Fu inquisitore a Pavia, Cremona e Milano. Nel 1616 fu nominato da papa Paolo V Commissario generale del Sant'Uffizio con il compito di redigere la corrispondenza, istruire i processi e controllare le pubblicazioni a stampa.
Fu nominato cardinale con il titolo di San Clemente l'11 gennaio 1621 e incluso subito nella Congregazione del Sant'Uffizio. Fu altresì nominato vescovo di Melfi e Rapolla il 17 marzo 1621. Il 14 novembre 1622 divenne vescovo di Como, diocesi che seguì fino al 1626. Fu cardinale camerlengo dal gennaio 1632 al gennaio 1633.
Morì nel 1639.
Durante la sua lunga carriera da inquisitore si occupò dei procedimenti contro Tommaso Campanella, Marcantonio De Dominis, Cirillo Lucaris, e Galileo Galilei.
Una sua lettera inviata da Milano nel 1615 al cardinale Giovanni Garsia Mellini, mostra l'uso del cardinale agli interrogatori praticati con l’utilizzo della tortura. Forte della sua esperienza inquisitoriale, fu autore di un celebre manuale inquisitoriale in lingua volgare, la “Prattica per procedere nelle cause del S. Offizio o Relatione copiosa di tutte le materie spettanti al tribunale del S. Officio” (1616), diffusosi in forma manoscritta. L'opera presenta tesi moderatrici e a loro modo innovative come la necessità di un valido corpus delicti nei casi di stregoneria.
Inoltre, fu appassionato collezionista di opere d'arte e amante della poesia religiosa ispirata da Gianbattista Marino. Scrisse un breve 'idillio spirituale' dal titolo Affetto estatico alle Stigmati di san Francesco, apparso nelle Sette canzoni di sette famosi autori in lode del Serafico Padre S. Francesco, e del Sacro Monte della Verna, raccolte da fra’ Silvesto da Poppi, un'antologia pubblicata nel 1606 a Firenze per i tipi di Giovanni Antonio Caneo e Raffaello Grossi.
Bibliografia
- Albano Biondi, L''inordinata devotione’ nella “Prattica” del cardinale Scaglia (ca. 1635), in Gabriella Zarri, Finzione e santità tra medioevo ed età moderna, Rosenberg & Sellier, Torino 1991, pp. 306-325.
- Lorenzo Cardella, Memorie storiche de' cardinali della Santa Romana Chiesa, 9 voll, Stamperia Pagliarini, Roma 1793, VI, pp. 213-216.
- Giorgio Forni, Rime sacre tra Cinquecento e Seicento, Il Mulino, Bologna 2007, pp. 176-185.
- Pierre-Noël Mayaud, Les «Fuit congregatio sancti officii in … coram …» de 1611 à 1642. 32 ans de vie de la Congrégation du Saint Office, in "Archivum Historiae Pontificiae", 30, 1992, pp. 231-289: p. 288.
- Fiorenza Rangoni, Fra' Desiderio Scaglia cardinale di Cremona: un collezionista inquisitore nella Roma del Seicento, Nuova Ed. Delta, Gravedona (CO) 2008.
- John Tedeschi, Scaglia, Desiderio, in DSI, vol. 3, pp. 1390-91.
- Angelo Turchini, Il modello ideale dell'inquisitore: la Pratica del cardinale Desiderio Scaglia in L'Inquisizione romana: metodologia delle fonti e storia istituzionale: atti del Seminario internazionale, Montereale Valcellina, 23-24 settembre 1999, a cura di Andrea Del Col e Giovanna Paolin, Edizioni Università di Trieste - Circolo Culturale Menocchio, Trieste - Montereale Valcellina 2000, pp. 187-198.
Links
- Scheda sul cardinale Desiderio Scaglia sul sito The cardinals of the Holy Roman Church
- Scheda su Desiderio Scaglia sul sito Symogih.org
Voci correlate
Article written by Sonia Isidori | Ereticopedia.org © 2013
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]