Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Decio Bellobuono o Bellebuono è stato un medico del XVI secolo.
La sua famiglia era originaria di Napoli. Essendo stato accusato di un omicidio, con il padre Prudenzio e i fratelli Galeno e Properzio si era trasferito a Verona negli anni sessanta del XVI secolo. La famiglia si era quindi spostata a Padova, dove Decio aveva potuto studiare medicina all'Università, e infine a Venezia, dove Decio iniziò a frequentare alcuni circoli letterari diventando membro dell'Accademia della Fama. Esperto nella cura della sifilide, gestiva una distilleria a Campo de' Frari ed era in affari col frate Antonio Volpe, anch'egli originario del Regno di Napoli, che operava come guaritore empirico. Nel gennaio 1567 Decio, per evitare di restituire un prestito di 200 ducati che Volpe stesso gli aveva elargito, denunciò all'Inquisizione di Venezia il frate, ma finì anche lui sotto inchiesta sia a causa delle sue frequentazioni ereticali sia a causa della controdenuncia di Volpe e fu arrestato. Nel luglio 1568, il Sant'Uffizio veneziano decise di archiviare l'inchiesta, senza conseguenze di rilievo per nessuna delle due parti.
Il suo nome fu citato nel Dello specchio di scientia universale di Leonardo Fioravanti, a testimonianza del fatto che come medico godesse di una certa fama.
Ammalatosi di peste, morì al Lazzaretto vecchio nel 1577.
Bibliografia
- William Eamon, Alchemy in Popular Culture: Leonardo Fioravanti and the Search for the Philosopher’s Stone Alchemy in Popular Culture: Leonardo Fioravanti and the Search for the Philosopher's Stone, in "Early Science and Medicine", 5, 2000, pp. 196-213.
- William Eamon, The Canker Friar. Piety and Intrigue in an Era of New Diseases, in Piety and Plague. From Byzantium to the Baroque, ed. by Franco Mormando, Thomas Worcester, Truman State University Press, Kirksville, 2007, pp. 156-176.
Voci correlate
Article written by Daniele Santarelli & Domizia Weber | Ereticopedia.org © 2020
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]