Da Mula, Marcantonio

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Marco Antonio Da Mula, anche detto detto Amulio (Venezia, 1506 – Roma, 17 marzo 1572), è stato un patrizio e diplomatico veneziano, poi cardinale e vescovo.

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Biografia

Al servizio di Venezia: la carriera diplomatica

Intellettuale raffinato, ebbe un significativo dialogo sul tema della grazia e del libero arbitrio col suo grandissimo amico Giangiorgio Trissino nel 1539.

Fu sindaco inquisitore in Dalmazia, insieme a Bernardo Navagero nel 1535, quindi conte di Zara (1540–42), capitano di Brescia (1544–46), ambasciatore presso l’imperatore Carlo V a Bruxelles (1552–54), riformatore dello Studio di Padova (1556), come era stato poco prima di lui il Navagero, capitano di Verona (1558–59).

Per felicitarsi della stipulazione della pace di Cateau–Cambrésis (1559), il governo veneziano inviò quindi il Da Mula ambasciatore straordinario presso Filippo II ed il Navagero presso Francesco II di Francia.  Da Mula fu poi nominato ambasciatore a Roma nel 1560.

Al servizio di Roma: cardinalato e carriera ecclesiastica

Nel settembre 1560, giunto da poco a Roma, Pio IV lo nominò vescovo di Verona, ma dovette rinunciare alla nomina per evitare l'ira del suo governo.

Il 26 febbraio 1561, insieme a Bernardo Navagero, Da Mula fu quindi nominato cardinale dallo stesso Pio IV. La nomina fu del tutto inaspettata a Venezia: il governo veneziano puntava infatti alla nomina di Giovanni Grimani, patriarca di Venezia, sospetto di eresia, e tali erano le consegne date al Da Mula 

Da Mula, accettando la nomina cardinalizia, contrariò il suo governo, e fu bandito dalla patria: era infatti proibito che un ambasciatore veneziano ricevesse benefici dal principe presso il quale svolgeva il suo incarico. 

Del risentimento e dell'imbarazzo nutriti da allora in poi al riguardo del Da Mula, inversamente proporzionali all'ammirazione  per il Navagero, sono degna testimonianza le parole del successore del Da Mula stesso come ambasciatore veneziano a Roma, Giacomo Soranzo, che nella sua Relazione di Roma del 1565 affermava a proposito di lui: «[…] non manca di mettersi avanti con tutti i mezzi che può, facendo anco con cardinali, ambasciatori, e con ogn’altra sorta di persona, quegli uffici e complimenti che giudica poterla condurre al papato, al quale pensa con tutti gli spiriti suoi; e perciò grandemente si trattiene coi ministri dell’Imperatore e del Re Filippo, dai quali spera aver aiuto e favore, sì come fa anco con il cardinal Farnese, per indurlo, non potendo esser lui, a voltare i favori suoi verso di sé»1.  

Da Mula, in grande credito presso Pio IV, fu da lui nominato membro dell'Inquisizione e cardinale bibliotecario della Biblioteca Vaticana.

Dopo il fallimento della sua candidatura al papato con l'elezione al trono pontificio di Pio V, egli si occupò prevalentemente dell'amministrazione del suo vescovado di Rieti, morendo nel marzo 1572, dimenticato dalla patria.

Bibliografia

  • Giuseppe Gullino, Da Mula, Marcantonio, in DBI, vol. 32 (1986).
  • Daniele Santarelli, La corrispondenza di Bernardo Navagero, ambasciatore veneziano a Roma (1555-58), Aracne editrice, Roma 2011, vol. 1, pp. 11 sgg. e 261 sgg.

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Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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