Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Clemente VII, al secolo Giulio de' Medici (Firenze 1478 - Roma 25 settembre 1534), fu papa dal 1523 al 1534.
Biografia
Figlio naturale (in seguito legittimato) di Giuliano di Cosimo il Vecchio, compì i primi passi della sua carriera in curia all'ombra del potente cugino, il cardinale Giovanni de' Medici, che accompagnò a Roma in occasione della sua elezione al porporato nel 1492. Eletto infine quest'ultimo papa col nome di Leone X, Giulio fu subito nominato cardinale e vicecancelliere.
Non dotato di particolare cultura teologica (aveva effettuato studi di diritto a Pisa), la questione luterana alla sua esplosione gli apparve secondaria (in quegli anni si occupò prevealentemente del governo di Firenze, affidatogli nel 1518 da Leone X).
Fallita la sua candidatura nel conclave del 1521-22, da cui uscì eletto Adriano VI, risultò vincitore in quello del 1523 (la sua elezione avvenne il 19 novembre).
Come papa assimilò la questione luterana a un problema principalmente di riorganizzazione della Chiesa romana e di moralizzazione dei costumi del clero. Fu fortemente contrario alla convocazione di un concilio, che fosse nazionale tedesco o generale, come proposto dalla Dieta di Ratisbona nel 1524, allorché Carlo V già puntava sull'organizzazione di un'assemblea generale a Trento, in territorio imperiale. Spinse Erasmo da Rotterdam a intervenire contro Lutero (De libero arbitrio, 1524) e favorì in curia tendenze favorevoli alla riforma della Chiesa (per es. autorizzando Gian Pietro Carafa a fondare i chierici regolari teatini).
Il precipitare della situazione militare in Italia e l'alleanza con i Francesi contro gli Imperiali, siglata a partire dal gennaio 1525, condussero alla catastrofe del sacco di Roma ad opera dei lanzichenecchi di Carlo V (tra l'altro in larga maggioranza luterani) del maggio 1527, che tra l'altro fece di nuovo perdere Firenze ai Medici. Prigioniero a Castel Sant'Angelo fino a novembre 1527, Clemente VII trasferì quindi la sua corte a Orvieto. Proseguì la sua politica filofrancese, appoggiando l'offensiva fallimentare di Lautrec contro Napoli, ma alla fine dovette cedere alle trattative che portarono alla pace di Bologna del 1530, un vero e proprio trionfo dell'imperatore.
Nello stesso anno i Medici recuperarono anche Firenze. In cambio dell'appoggio imperiale Clemente VII dovette acconsentire a un maggiore impegno per risolvere i problemi della Chiesa. Tuttavia continuò a sottovalutare il problema protestante e a rinviare sul concilio, cosa che indispose non poco Carlo V. Il memoriale di Carafa da Venezia del 1532 sul pericolo luterano in Italia non fu particolarmente considerato dal papa. Di contro Clemente VII il 4 gennaio 1532 aveva nominato il fidato Callisto Fornari predicatore apostolico e "inquisitorem generalem… haeresis lutheranae tantum per totam Italiam". Inoltre egli fu molto duro con Enrico VIII, negandogli il divorzio e il permesso di risposarsi con Anna Bolena, il che condusse allo scisma anglicano, consumatosi nel 1534, l'anno stesso della morte di Clemente VII.
Bibliografia
- R. von Albertini, Firenze dalla repubblica al principato. Storia e coscienza politica, Einaudi, Torino 1970.
- L. von Pastor, Storia dei papi dalla fine del Medio evo, vol. IV, Storia dei papi nel periodo del Rinascimento e dello scisma luterano dall'elezione di Leone X alla morte di Clemente VII (1513-1534), t. II, Adriano VI e Clemente VII, Desclée, Roma 1912: ENpt1; ENpt2.
- A. Prosperi, Clemente VII in EP, vol. 3.
Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]