Pamplekis, Christodoulos

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Christodoulos Pamplekis (Babini (Grecia), 1733 - Lipsia, 1793) è stato un monaco, insegnante, filosofo e traduttore neogreco.

Biografia

Nacque a Babini nel 1733, un villaggio dei monti dell'Acarnania, nell'attuale Grecia occidentale. Sotto il profilo anagrafico appartenne alla seconda generazione di illuministi neogreci e studiò assieme a Iosipos Moisiodax, altro esponente di questa generazione, alla scuola Atonita sotto la guida di Voulgaris1.
La scuola Atonita era sul Monte Athos ed era gestita dal clero con scopi prettamente ecclesiastici. Qui Pamplekis prese i voti come monaco ed entrò contemporaneamente in contatto con la cultura europea: Voulgaris infatti apparteneva alla prima generazione illuminista e utilizzava nelle sue lezioni ampi riferimenti a Locke, Voltaire, Bossuet, Duhamel, Christian Wolff e Antonio Genovesi. Nel 1759 Voulgaris fu cacciato dall'accademia con disposizione del patriarcato ecumenico di Istanbul, dopo una lunga diatriba con i settori conservatori dei monaci del Monte Athos. L'8 gennaio 1759 Pamplekis si schierò dalla parte del maestro assieme a 33 altri discepoli in una lettera verso il Patriarca Cirillo V. Dopo questi avvenimenti si perdono le tracce di Pamplekis per circa 22 anni, durante i quali dovette studiare in Europa occidentale, forse in Italia e Austria.
Nuove notizie sono legate all'inizio della sua attività editoriale. Nel 1781 pubblicò a Venezia l'Alithis Politiki (La vera politica), un testo che non destò particolare attenzione al momento della sua uscita, in quanto l'opera puntava semplicemente a sconfessare il machiavellismo politico e non si segnalava per un particolare radicalismo rispetto al contesto dell'epoca2.
In quegli anni si trasferì a Vienna, dove iniziò ad insegnare utilizzando numerosi riferimenti derivati dai philosophes francesi. Il Peri filosofou, filosofias, fisikon, metafisikon, pnevmatikon ke theon archon, del 1786, era una traduzione commentata ed ampliata di alcuni articoli dell'Enciclopedia di Diderot e D'Alembert e finanziata da sottoscrittori provenienti dagli ambienti mercantili greci. L'opera fa traspariva la condanna della superstizione e della scolastica. La trattazione, però, si chiudeva con una prudente dimostrazione dell'esistenza di Dio quale verità indiscutibile, adoperando le argomentazioni di filosofi antichi e moderni3.
Il suo pensiero suscitò le reazioni del clero di Vienna, sebbene non si sappiano precisamente le ragioni. Il variegato e grande mondo della diaspora greca viennese discusse la questione e vi furono molte reazioni, che portarono all'accusa di diffondere concezioni deiste ed immorali contrarie alla religione4.
Pamplekis trascorse gli ultimi anni della propria vita a Lipsia come insegnante. L'ambiente della diaspora tedesca dovette consentirgli una maggiore libertà rispetto a Vienna, e le sue lezioni attrassero una serie di discepoli devoti.
I suoi nemici si dimostrarono particolarmente agguerriti, tanto è vero che nel 1793 il vescovo Dioniso di Platamonas pubblicò un violento libello intitolato Akolouthia tou eterofthalmou ke antichristou Christodoulou (Contro il monocolo e anticristiano Christodoulos). La condanna era totale, poiché Pamplekis diffondeva idee atee contro il Vangelo, Cristo ed i santi, inquinando la gioventù greca. Il libello non aveva semplicemente un carattere censorio, ma sembrava mosso anche da un rancore personale, che traspariva dall'insistenza, presente anche nel titolo, sullo stigma di Pamplekis, che aveva perso l'uso di un occhio sin dalla più tenera età.
La risposta di quest'ultimo fu sorprendente ed assolutamente unica per l'epoca: infatti, vide la luce la Peri theokratias (Sulla teocrazia), unico testo anticlericale dell'illuminismo neogreco, dai chiari connotati deisti ed antireligiosi, che metteva in discussione i dogmi cristiani. La ragione doveva essere l'unico strumento accetto nella ricerca della verità, anche in campo metafisico. L'accusa di Dioniso non era evidentemente infondata.
Il pamphlet venne pubblicato postumo dopo la morte dell'autore, avvenuta a Lipsia. I suoi discepoli intendevano dare voce al maestro scomparso e perseguitato.
La reazione del Patriarcato fu durissima e portò alla scomunica di Pamplekis il 12 novembre 1793, assieme a chiunque leggesse, comprasse o regalasse i suoi scritti. L'interesse di tale presa di posizione non sta solo nella condanna, abbastanza scontata nei confronti di un ateo, ma nell'impostazione: la scomunica aveva la forma di una requisitoria contro lo spirito massonico francese, intriso dell'immoralità dei vari Voltaire, Rousseau e Spinoza. Pamplekis era considerato quasi l'epifenomeno della piaga rivoluzionaria, che rischiava di diffondersi anche nei Balcani.
La scelta dovette pagare i suoi frutti, poiché Pamplekis cadde in una sorta di dimenticatoio. I suoi stessi discepoli, che lo seppellirono in un parco pubblico fuori dal terreno consacrato, non seguirono le sue orme. Eppure, la sua storia, sebbene ignorata pubblicamente come sottolineato da Iliou, doveva essere tramandata in maniera sotterranea, se è vero che Byron lo inserì, nel Child's Harold Pilgrimage, tra gli intellettuali greci più significativi dell'epoca5.

L'opera e l'ateismo

L'opera più significativa è sicuramente la Peri Theokratia, che rivelò postuma il pensiero profondamente anticlericale e antireligioso dell'autore. La scomunica ebbe però la meglio e dell'originale rimangono due copie oggi e il testo è stato ristampato solo nel 20136.
l cristianesimo, per Pamplekis, deve essere posto completamente sotto il vaglio della critica, in ogni suo ambito. Le sacre Scritture stesse sono accettate solo «quando insegnano la verità attraverso l'argomentazione razionale»7.
I dogmi ortodossi sono così passati al setaccio con grande durezza polemica, in modo da mettere in risalto ogni elemento considerato superstizioso, immaginario e fuori dai confini della filosofia. I santi, gli angeli ed i diavoli ad esempio sono respinti come prodotti della fantasia. I santi, soprattutto, vengono descritti come diametralmente contrari allo spirito dei Lumi.

Quasi tutti, ad eccezione di alcuni, i santi della Chiesa erano analfabeti, totalmente inutili ed incivili. Questo non necessita di nessuna dimostrazione, perché tutta la loro vita e condotta fu, per la verità, quella degli animali irragionevoli, o per meglio dire delle bestie feroci8.

Tutte le posizioni eterodosse precedenti nel mondo balcanico vengono totalmente scavalcate da quest'opera. Per la prima volta Pamplekis pone nella filosofia la fonte della verità, mentre la religione si presenta come una costruzione umana spesso negativa.
Coerentemente all'impianto generale, la rivelazione non presenta per Pamplekis alcun connotato reale, dimostrandosi una semplice superstizione. Dio certamente esiste come necessità demiurgica, che mostra la sua onnipotenza nella totalità del mondo naturale, secondo una concezione di derivazione deista. Il cristianesimo, invece, è una pura menzogna dettata da precise finalità politiche e sociali.
La smitizzazione della rivelazione e della storia sacra ha la funzione di dimostrare l'intento occulto del clero. La Chiesa è sostanzialmente uno strumento di dominio e oppressione, che dietro ai suoi dogmi e ai suoi riti nasconde l'intento di sottomettere tirannicamente il popolo, il quale soffre sotto il giogo di preti, vescovi e arcivescovi.
In sostanza il testo mostra una chiara tendenza deista radicale, dove il divino è presente solamente come principio d'ordine razionale e filosofico mentre la religione è respinta sotto tutti gli aspetti.

Opere

  • Peri filosofou, filosofias, fisikon, metafisikon, pnevmatikon ke theon archon (Circa il filosofo, la filosofia, la fisica, la metafisica e i principi spirituali e divini), Baumeister, Vienna 1786.
  • Apantisis anoνimou pros tous autou afronas katigorous, eponomasthesa peri Theokratias (Risposta anonima verso i suoi insensati accusatori, rinominata riguardo la Teocrazia), Lipsia 1793.

Bibliografia essenziale

  • Fillipos Iliou, «I siopi ghia ton Christodoulo Pampleki», in "Ta Istorika", 4, 1985, pp. 387-404.
  • Panayotis Kondylis, O Neoellenikos Diafotismos: oi filosofikes idees, Themelio, Atene 1988.
  • Constantinos Th. Dimaras, Neollenikos diafotismos, Ermis, Atene 2007.
  • Paschalis M. Kitromilides, Enlightenment and Revolution. The Making of Modern Greece, Harvard University Press, Harvard 2013.

Article written by Giorgio Stamboulis | Ereticopedia.org © 2017

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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