Dupaty, Charles-Marguerite

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Charles-Marguerite-Jean-Baptiste Mercier Dupaty (La Rochelle, 1746 - Parigi, 17 settembre 1788) è stato un giurista, Presidente della Grand Chambre di Bordeaux, Maestro Venerabile della Loggia Les neuf Soeurs. Il suo nome si trova anche nella dizione Du Paty.

Biografia

Nasce a La Rochelle nel 1746 e muore a Parigi nel 1788. Il padre si era arricchito commerciando con Santo Domingo, tanto da acquistare la nobiltà e la carica pubblica di tesoriere di Marina di La Rochelle. Nel novembre 1765, appena diciannovenne, Charles-Marguerite viene ammesso all’Accademia di La Rochelle e vi pronuncia un discorso di ammissione sulla Utilité des Lettres e poi un Eloge du chancelier de L’Hopital. Un anno dopo è eletto direttore della stessa Accademia1; contatta Voltaire inviandogli l’Eloge du L’Hopital. Di salute cagionevole, Dupaty nel 1764 (qualcuno dice 1766) accetta in eredità la carica di tesoriere per La Rochelle ma alla morte del padre, avvenuta nel 1767, la lascia per acquistare quella di avvocato a Bordeaux. Nel febbraio del 1768, è già avvocato generale al Parlamento di Bordeaux su nomina di Luigi XV.
A febbraio dello stesso anno viene accolto nell’Accademia di Bordeaux e vi pronuncia un Eloge de Montaigne. In questo periodo collabora con il Mercure ed è corrispondente di Voltaire, Condorcet ed altri filosofi dei quali condivide le idee. Tra gli avvocati di Bordeaux, conosce anche Garat e Vergniaud che diventeranno figure di primo piano alla Convenzione.
Nel 1770 il parlamento di Bordeaux si associa al parlamento di Bretagna nella opposizione al decreto di Luigi XV e Maupeau che sopprime i Parlamenti. Dupaty prende parte attiva a questa ribellione e, per la difesa delle prerogative dei magistrati, il 13 agosto 1770 scrive al Re un’esplicita rimostranza che gli costa la reclusione nel castello di Pierre Encise presso Lione. Scarcerato grazie alla protesta dei suoi colleghi, viene esiliato a Roanne dove si dedica allo studio, traduzione e commento di Beccaria ed alla riforma della legislazione criminale. Liberato nel gennaio del 1771, a settembre dello stesso anno è nuovamente esiliato, insieme a tutto l’ex parlamento di Bordeaux e agli altri ex-parlamenti che avevano attuato lo sciopero della giustizia per rifiuto al decreto Maupeau. Vive in esilio a Muret per tre anni, fino a quando Luigi XVI, appena salito al trono ripristina i Parlamenti e restituisce a Dupaty la sua carica di avvocato.
Dunque, il 27 ottobre 1774 rientra a Bordeaux e inneggia ai lumi del giovane Re nel Discours pronunciato alla prima udienza del Parlamento di Bordeaux2.
Nel 1778, per problemi di salute, vende la carica di avvocato generale ed acquista quella di presidente a mortier del Parlamento di Bordeaux3 da un magistrato decaduto a seguito della soppressione dei parlamenti Maupeau. Riceve la nomina nel febbraio del 1780 ma i magistrati, guidati dal presidente Le Berhon, ne rifiutano la registrazione con vari pretesti. In realtà (pare), rimproverano a Dupaty la vicinanza ai filosofi e l’irreligione; Bachaumont riporta diffusamente la cronaca di questa situazione alquanto controversa e duratura abbastanza da destare scalpore in tutta la Francia. Infatti, nel maggio 1779, Dupaty è costretto a ricorrere al Guardasigilli Miromesnil far valere i propri diritti ma il Parlamento rifiuta ancora la nomina reale e gli proibisce di tenere udienze. Il Re blocca le vacanze del parlamento nel marzo del 1780 ed invia un suo commissario a verificare la effettuazione della registrazione prima della vacanza. Alla riapertura dei tribunali, riprendono le ribellioni ed una deputazione è appositamente inviata al Re per incriminare Dupaty di presunti libelli offensivi. Il Re scaccia la deputazione ed i magistrati iniziano quello che oggi chiameremmo uno “sciopero bianco”: fanno in modo che nelle sedute non si raggiunga mai il numero minimo. Rimostranze e punizioni si alternano ancora a lungo finchè il Re pone ai magistrati ribelli un ultimatum (lettera del 22 dicembre 1781): o la registrazione della nomina o le dimissioni. Dupaty prende finalmente il suo posto ma, afferma d’Amat, i magistrati rifiutano sistematicamente di partecipare alle sedute da lui presiedute. Una ostilità accresciuta dal momento in cui Dupaty pubblica un articolo sulla Gazette des Tribunaux (1784) in cui denuncia l’ingiustizia della legge che punisce con la morte il benché minimo furto compiuto da un servo in casa del padrone.
Fin dal 1779 Dupaty risulta affiliato nella massoneria, presso la loggia massonica Les neuf soeurs fondata nel 1776 dall’astronomo Lalande4, che avrebbe visto a breve il veneralato di Franklin. Tra i suoi membri c’erano anche Voltaire, Jefferson, Marmontel, d’Alembert, Diderot, Mirabeau, Turgot, Condillac, Chamfort, Sieyes, Gregoire, Houdon, Montgolfier, Cabanis, Baileau, Condorcet e tanti altri (pare, lo stesso Luigi XVI).
Nel 1784 Dupaty è maestro venerabile ma tiene quella carica per pochi mesi perché nello stesso anno – forse per allontanarlo dalla permanente ostilità dei suoi colleghi – il Guardasigilli Mirosmenil ottiene per lui da Luigi XVI l’incarico a formare una commissione di studio per la riforma della legislazione criminale; riforma estremamente difficile da condurre a causa della opposizione ostinata dell’alta magistratura. Così, Dupaty è incaricato di studiare le riforme della legislazione criminale in Italia e parte per il Bel Paese nell’aprile del 1785. Il veneralato passa a de Beaumont e nel 1788 a Pastoret.
Al suo ritorno scrive le Lettres sur l’Italie de 1785 che vengono pubblicate nel 1788 con grande successo. Il merito riconosciuto ampiamente di questa opera non impedisce polemiche forti sull’ateismo che la permea, tanto che nel 1832 viene ripubblicata depurata.
Nel 1786 viene chiamato a Parigi da Malesherbes per lavorare alla preparazione del nuovo codice criminale. Qui, insieme a Condorcet e all’avvocato Le Grand de Laleu, svela un errore giudiziario segnalatogli dal cognato Freteau de Saint Just (sarà deputato agli Stati Generali per la Nobiltà) che si era trovato in disaccordo con gli altri giudici circa la sentenza: si tratta del processo tenutosi tra 1783 e 1785 contro tre contadini di Troyes. Accusati ingiustamente di furto notturno, con violenze ed effrazioni, il 11 agosto essi erano stati condannati alla galera dal giudice di baliaggio di Chaumont. Ma in appello, il Parlamento di Parigi li aveva condannati a morire sulla ruota.
In loro difesa, Dupaty scrive una prima Memoria difensiva per tre Uomini condannati alla ruota, opuscolo anonimo pubblicato clandestinamente (sebbene a cura del primo tipografo del Re) nel febbraio 1786, che apre una lunga vicenda giudiziaria con grande strascico sulla stampa e che lo rende famoso tra i contemporanei e nella Storia. La società illuminata e massonica è al suo fianco: il 21 giugno 1786 Condorcet, all’apice della sua carriera come consulente del Consiglio reale, ne appoggia le argomentazioni con un primo libello anonimo dal titolo Reflexion d’un citoyen non gradué sur un proces tre connue.
La Memoria di Dupaty, non solo accusa apertamente la polizia di corruzione e la magistratura di ogni grado di colpevole negligenza, ma dimostra in modo inequivocabile le carenze, ingiustizie e crudeltà della legislazione criminale.
Il Parlamento di Parigi non poteva accettare simili accuse e si affida all’avvocato Generale del Re, Antoine-Louis Seguier5, per rivendicare la propria autonomia decisionale e ribadire il divieto di criticare le leggi, le sentenze ed i metodi della magistratura. Così, il 11 agosto 1786 il Parlamento di Parigi, su requisitoria di Seguier, condanna la Memoria di Dupaty ad essere lacerata e bruciata nel cortile del Tribunale perché “contenente un’esposizione falsa dei fatti ed un estratto infedele del processo e del testo delle leggi, offensiva dei Magistrati, tendente a far ribellare il popolo alle Leggi del Regno e minatoria dell’autorità e della Maestà Regale”. La sentenza viene eseguita dal boia di Parigi. La medesima sentenza, inoltre dispone l’incriminazione dei venditori ambulanti e del libraio che hanno distribuito l’opuscolo, del tipografo che lo ha stampato, dell’autore e dell’avvocato Louis-Augustin Legrand de Laleu avvocato, firmatario della Consultation allegata alla Memoria. Quest’ultimo è radiato dall’albo6.
Una sentenza faticosa e discussa (fu deliberata dalla massima magistratura di Parigi con 59 voti su 98 in esito alla requisitoria consistente in 360 pagine, che Seguier in persona scrisse in sei mesi di lavoro, la cui lettura durò nove ore e fu tenuta in tre sedute straordinarie delle Camere di Consiglio con avvicendamento di nove avvocati lettori) che fu subito cassata dal Guardasigilli Armand-Thomas Hue de Miromesnil7 in nome del Re, il quale volle il reintegro di Legrand De Laleu all’albo degli avvocati e la censura della requisitoria di Seguier così provocando la ribellione del corpo compatto della magistratura.
Nonostante questa condanna giudiziaria, la Memoria di Dupaty è un successo dell’editoria clandestina, il cui ricavato è devoluto alle famiglie dei tre condannati in attesa dell’esecuzione. La stessa Regina, invia del denaro.
Dupaty impugna immediatamente la condanna del Parlamento, ma questo, con nuova sentenza del 20 agosto 1786, emette un mandato di comparizione per lui e per Legrand. Luigi XVI reagisce il 26 agosto chiedendo di visionare la Memoria e, nell’attesa, vieta la pubblicazione delle due sentenze del Parlamento e della Requisitoria di Seguier [Bachaumont, Memoires Secretes, 1786].
A fianco di Dupaty si schiera la Loggia delle Nove Sorelle, che, “acclamante” fa incidere da Choffard il suo ritratto dipinto da Notté; lo sostengono anche Lally-Tolendal e Condorcet che pubblica un secondo libello: Recit de ce qui s’est passé au Parlement de Paris le mencredì 20 aout 1786 in cui denuncia la negazione del diritto del cittadino ad appellarsi contro l’ingiustizia.
Il 16 settembre, Dupaty, forte del gesto di favore del Re, pubblica una seconda memoria: Moyen de droit pour Bradier, Simare e Lardoise condamnés a la Roue, e subito dopo una terza: Memoire sur le droit qui appartient a Bradier, Simare e Lardoise et a l’arret du 11 aout 1786, apres l’avoir soummise a la censure du Gouvernemente in cui riafferma il diritto degli accusati di difendersi.
Instancabile, nel giugno 1787 pubblica altre due memorie sul medesimo caso: Reponse au la Réquisitoire du 1 aout 1786 estremamente esplicita verso Seguier ed il Parlamento, e Resumé du Memoire justificatif. Questa nuova e corposa Memoria contiene tre capitoli: De leurs moyen de droit, de leur differentes requetes et de leur reponse manuscrite au Requisitoire; Reponse au Memoire apolgetique des officiers de Troyes; Nouveaux moyens de cassation contre la procedure prevotale de Troyes.
La sua perseveranza vince: il 30 luglio 1787 il Consiglio del Re presieduto dal nuovo guardasigilli Guillaume Chretienne Lamoignon de Malesherbes cassa il processo e ordina la riapertura ex novo del procedimento. In quella occasione, il Guardasigilli dichiara la necessità di riformare la procedura criminale. Il nuovo processo di primo grado è celebrato nel tribunale di Rouen il 5 novembre 1787: i tre accusati Lardoise, Bradier e Simare escono completamente assolti con diritto di rivalersi sui denunzianti per spese e danni. Il processo d’appello si tiene il 18 dicembre 1787 nella Tournelle di Normandia guidato da Le Roux d’Esneval membro della loggia massonica La Perfaite Union di Rouen. Dupaty, grazie ad un permesso straordinario del Re, pronuncia la difesa, poi pubblicata con il titolo Plaidoyer pour Bradier, Simare et Lardoise absous par sentence du baillage de Rouen du 5 novembre 1787. Viene confermata la piena assoluzione ed i tre uomini tornano finalmente liberi a casa.
Contemporaneamente, vengono cassate le sentenze emesse dal Parlamento di Parigi contro Dupaty e Legrand de Laleu. Dupaty ormai famoso, nel agosto 1787 viene chiamato a riabilitare sette uomini condannati nel 1769 ma innocenti. Di loro, quattro sono morti nella tortura prealable, tre durante i lavori forzati subiti dopo la tortura definitiva e l’ultimo superstite è ancora nel bagno penale. Per loro, scrive la Memoria a discolpa di sette uomini condannati nel 1769 dal Parlamento di Metz sulle sole deposizioni di ebrei denuncianti (dal Bachaumont, Memoires Secretes, 1787, p. 375).
L’avvocato generale Seguier continua ad attaccare Dupaty come perturbatore dell’ordine pubblico ma i suoi scritti vengono sistematicamente censurati per decreto del Re. Divenuto molto popolare nell’ambiente sempre più ampio dei riformatori, in occasione della seconda assemblea dei Notabili (22-25 febbraio 1788) Dupaty pubblica Lettres sur la procedure criminelle de la France e Reflexions historiquee sur les lois criminelle d’Europe. Dupaty muore improvvisamente a quarantadue anni, il 17 settembre 1788 proprio quando il Re stava tentando di realizzare quello che lui aveva auspicato, con l’intento già sottoscritto di affidargli il ruolo di guardasigilli. Lascia la moglie e sette figli. Gli sono stati dedicati due Elogi: uno di Diannieres (o Diannyere)e l’altro anonimo attribuito a Robespierre. La Massoneria fece scrivere l’elogio funebre da Roucher sull’Almanacco delle Muse del 1787. L’accademia di La Rochelle lanciò un premio per il migliore elogio di Dupaty.

La figura e l’opera di Dupaty

Il nome di Dupaty è collegato ai tentativi di riforma della Giustizia criminale nella Francia di Ancien Regime e al conflitto istituzionale tra i Parlamenti e la Corona.
Nel suo ultimo libro Lettres sur la procedure criminelle de la France pubblicato 1788, Dupaty unisce tutte le considerazioni critiche svolte nelle Memorie difensive alle idee di Locke, Voltaire, Servan, Montesquieu, Beccaria e degli altri filosofi da circa un secolo impegnati nella questione della Giustizia. Denuncia la segretezza della procedura penale, l’uso della tortura e la crudeltà delle pene, la disumanità delle carceri e l’umiliazione degli accusati, l’interesse privato nei tribunali signoriali e il costo della giustizia, la lunghezza dei processi e della carcerazione preventiva e la durata dei processi, l’irrazionalità e il disordine della legislazione criminale; chiede l’uguaglianza di tutti i detenuti davanti la giustizia, l’obbligatorietà della verifica degli prove a discolpa e la scrittura delle testimonianze e interrogatori; perora il diritto degli accusati all’avvocato difensore, alla conoscenza delle accuse e degli accusatori; sottolinea la necessità della conservazione degli atti e dei referti, dell’esattezza nella formulazione delle schede segnaletiche, della pluralità di testimoni di accusa e della verifica incrociata delle loro accuse, della reale accessibilità alla richiesta di grazia da parte dei condannati, dell’abolizione del conflitto di interessi economici tra il denunziante e la polizia; sostiene il rispetto dell’accusato fino alla condanna, la prudenza dei giudici davanti ad una possibile sentenza capitale, la proporzionalità delle pene al delitto e, infine, chiede la limitazione della pena di morte ai casi di assassinio e l’eliminazione delle esecuzioni atroci.
Le proposte di riforma di Dupaty concretizzano le idee che in Francia maturavano da tempo grazie all’impulso di filosofi, pensatori, giuristi e amministratori pubblici come Charles Loyseau in Discours de l’abus de Justices de village (Angelier, Paris, 1603), come Voltaire in Requete a tous les magistrats du Royaume del 1750; Idèes republicaines par un citoyen de Geneve; De la paix perpetuelle; Commentaire sur le livre des delits et des peines. Non mancano in Dupaty riferimenti a Burlamaqui (Principes de droit naturel, 1747), a Lauranguais (Tableau de la Constitution francaise del 1771), al Belisaire di Marmotel, al giurista Jussieu de Montleul (Reflexions sur les principes de la Justice), alle Remontrances del 1775 di Malesherbes, agli scritti di J.-A. Servan quali il Discours sur l’administration de la justice criminelle. Sono idee che già Beccaria aveva divulgato, che il Granduca Pietro Leopoldo di Toscana aveva fatto proprie nel celebre Editto di Riforma del Codice Criminale detta Leopoldina emanato il 30 novembre 1786 dopo un anno di sperimentazione (commentata positivamente da Dupaty nelle Lettres sur l’Italie), che nel Regno di Napoli erano perorate da Saverio Mattei, avvocato Fiscale della casa Reale (Che la dolcezza delle pene sia giovevole al fisco più che l’asprezza). Tutto questo movimento di pensiero era in Francia alimentato dalle Logge Massoniche. Come sottolinea l’Amiable, l’incaricarsi della difesa o riabilitazione di innocenti così come aveva fatto Voltaire nelle cause di Sirvan e Calas (qui con la collaborazione di Elie de Beaumont) di Lally-Tolendal, del Cavalier de la Barre, era uno dei giuramenti solenni chiesti ai confratelli dalla Loggia delle Nove Sorelle. Grazie anche a Bachaumont, il giornalista clandestino legato alle Logge, questi interventi erano divenuti di fama internazionale.
Quindi la novità di Dupaty non era tanto nelle idee in sé, quanto nel modo sistematico, giuridico e insieme appassionato con cui le ha esposte in Francia e nella sua capacità di portare le istituzioni monarchiche, la stampa e l’opinione pubblica a convergere sulla indifferibilità della riforma giudiziaria. Il suo metodo di operare, non meno dei contenuti, insieme alla persistente ostilità che gli procurò entro la magistratura, gli diede la fama entro larghissime fasce di popolazione. Le sue opere, scritte nell’ambito della collaborazione con i Guardasigilli Mirosmenil e Malesherbes furono a base della Ordonnace sur l’administration de justice che Luigi XVI presentò al Parlamento di Parigi nel lit de justice del 8 maggio 1788, ultimo nella storia di Francia.
La assemblea Costituente nei decreti dell’ 8-9 ottobre e del 3 novembre 1789 diede una prima soddisfazione ai movimenti di opinione divenuti tanto intensi degli ultimi anni dell’Ancien Regime e portò le modifiche più urgenti alla procedura criminale. L’opera di Dupaty proseguì sotto la guida di Pastoret e di de Laleu sia nelle Logge che entro le Istituzioni.

Dicono di lui

Voltaire, pur ammirandolo come coraggioso difensore dei poveri (Correspondance generale, edizione Kehl) e pur avendolo definito “il mio giovane Socrate di Bordeaux” fin dagli anni ’70 (in una lettera a d’Alembert, Amiable, p. 159), usava lodare maliziosamente i suoi testi giurisprudenziali con: è veramente un buon letterato! ed elogiava nei suoi testi letterari solo i suoi talenti giurisprudenziali. Saputo dell’ingresso in Parlamento, gli scrisse: ”un bel secolo si prepara e voi ne sarete tra i più rari ornamenti, i vostri talenti saranno utili a spezzare il fanatismo della religione, voi libererete la società dai mostri che da sempre l’hanno oppressa mentre si vantavano di guidarla.” (Amiable, p. 159)

Condorcet, a proposito della Memoria difensiva per tre uomini : “in un paese in cui la giustizia criminale agisce sempre nella tenebra […] questa memoria non è solo un atto di umanità verso gli sfortunati, ma un servizio reso alla Nazione..
L’Avvocato generale Seguier, perenne antagonista di Dupaty, nella requisitoria contro la Memoria difensiva per tre uomini ne fa l’elogio più involontario: “l’audacia dell’impresa, la rapidità del suo stile, la vivacità delle sue immagini, la veemenza dei suoi passaggi e persino la temerarietà delle sue affermazioni, tutto era adatto a produrre l’immediata sensazionalità che questa opera ha poi suscitato […]. La massa ha preso l’esagerazione per verità, il fanatismo per zelo, l’audacia per energia, i raggiri della retorica per fiaccole della ragione e, da questo momento di effervescenza, un grido generale si è innalzato contro l’ordinamento criminale che è stato così considerato solo come un rimasuglio dell’antica barbarie” (da Gazette des Tribunaux, Vol. XXII, p. 230).

Bachaumont nel narrare come Dupaty avesse criticato la legge che invariabilmente punisce con la morte il furto domestico, afferma: “Dupaty per tre volte ha tentato di richiamare il legislatore ad addolcire questa pena. Allo scopo ha dissotterrato una lettera del guardasigilli d’Armenonville del 1724, il quale, nell’interpretare la legge, affermava che l’intenzione del Re non poteva esser quella di punire alla stessa maniere il furto minimo ed il furto grave. Il Procuratore Generale, infuriato che si attacchi una legge esistente, ha sequestrato i giornali ed interdetto gli editori. Fortunatamente Dupaty, vicino al Guardasigilli con cui lavora alla riforma della giustizia criminale, ha fatto reintegrare gli editori. Ma tutta la magistratura è così scontenta, che il suo articolo ed i paragrafi dei giornali sono stati soppressi con sentenza del Parlamento del 2 marzo in quanto tendenti a distruggere una legge su cui poggia la sicurezza pubblica” .

Bachaumont così commenta la pubblicazione della Memoria difensiva per tre uomini: “notevole per la grande chiarezza , una logica stringente, una eloquenza vigorosa, ed una santa arditezza […] contro la assurdità e la barbarie delle procedure criminali, la sua eloquenza esplode, tona, fulmina. […] ha colto l’occasione per colpire la totalità dell’edificio mostruoso della nostra legislazione criminale che, da tempo attaccato dalla ragione e dall’intelligenza, resiste ancora”.

Grimm, a proposito di Lettres sur l’Italie dice: “una massa di idee intelligenti, di osservazioni sottili e profonde, di sentimenti delicati […] espresse con energia e originalità” (Aimable, p. 170). Lo stesso cita frasi satiriche contro la religiosità dei romani e il clero.

Amiable: “Dupaty, benefattore dell’umanità più ancora di quanto sia noto”, p. 4: “celebre sia tra i patrioti che tra gli oratori”, “uomo virtuoso la cui eloquenza tuona contro l’oppressione […] incorruttibile, sensibile alle disgrazie dei poveri, intrepido e giusto”, “modello di condotta e di eloquenza, grande magistrato, precursore della Rivoluzione e benefattore dell’Umanità”.

Gabriel Michaud (Op.Cit., V. 11 p. 377), alla voce “Dupaty” cita così la prima Memoria: “monumento di eloquenza, che ancora non può essere letta senza emozione”. A testimonianza di quanto la discussione sulla giustizia criminale fosse accesa ed aspra anche a distanza di tempo, si veda lo stesso Gabriel Michaud (Op.Cit) che dopo il 1850, ancora critica così l’azione di Dupaty nel processo dei Tre uomini, contrapponendolo a Seguier: “Si videro con grande scandalo, alcuni magistrati denunciare all’opinione pubblica la sentenza scritta da loro colleghi e, in una pretesa //Memoria difensiva, trascinare la legislazione criminale del loro paese al disprezzo e all’odio dei contemporanei. Seguier si incaricò di vendicare l’onore dei magistrati e il rispetto delle leggi in una requisitoria che può essere guardata come un pezzo ammirevole di giurisprudenza criminale. Ma quel bel monumento di eloquenza, giustizia e ragionevolezza non riuscì ad ottenere i benefici della pubblicità […] d’altra parte tutti gli eventi mostravano i segni di una lotta spaventosa […] la distruzione della magistratura doveva rappresentare i primi successi.//”.

B. de Granier de Cassagnac in Histoire des causes de la Revolution Francaise, pone la Memoria tra la “ventina di opere che riassumono al meglio le dottrine filosofiche, politiche e morali del XVIII secolo” in compagnia di titoli di Diderot, Helvetius, Rousseau, Mably, Boulanger, d’Holbach, Laharpe, Raynal, Condorcet, Mercier, Mirabeau, Hobbes e Hume.

La medesima Memoria e il suo autore sono citati in Cause celebri di Giovanni Carmignani (Nistri, Pisa, 1847, p. 470) e nel Trattato delle Pruove di G.Puglisi (Sandron, Palermo, 1855, p. 209)

Il Dictionnaire d’Amat fa la biografia di Dupaty con sottolineature particolari sulla sua irreligiosità, ambizione, opportunismo, vicinanza ai filosofi “perturbatori della quiete pubblica”, protezioni politiche tra i ministri filosofi. A proposito della operetta inviata a Voltaire commenta: “Eloge du chancelier Lhopital, scadente declamazione, che è tutta una menzogna.”. A proposito di Lettres sur l’Italie : “Scritte in tono declamatorio ed ampolloso che poi diventerà di moda con la letteratura rivoluzionaria…”. Sulla vicenda dei Tre Uomini scrive: “Poi, svelò due errori giudiziari, o presunti tali, e d’accordo con Condorcet e con l’avvocato Le Grand de Laleu gonfiò la questione…” . Sulle Reflexions segnala: “Discute sulla pena di morte, proponendo l’esilio o l’allontanamento forzato come la vendita dei criminali come schiavi in Barbaria. A parte quest’ultimo dettaglio, il suo lavoro era pieno di buon senso.

Il Journal de Normandie nel riportare la notizia della morte di Dupaty: “Noi concittadini, non dimenticheremo mai il ruolo sublime che questo filosofo virtuoso e sensibile è venuto a svolgere nel tribunale della provincia.

Il sito web della Procura Francese, ricorda che “il magistrato dei Lumi” implora Luigi XVI di rendere più umana la legislazione criminale.

L’enciclopedia Treccani lo ricorda come il giurista che ha tradotto e commentato Beccaria.

Opere

  • Mémoire Justificatif pour trois Hommes condamnés à la Roue, de l’Imprimerie de Philippe-Denys Pierres, Premier Imprimeur Ordinaire du Roi, &c., a Paris, 1786, Anonimo;
  • Lettres sur l’Italie en 1785;
  • Moyen de droit pour Bradier, Simare e Lardoise condamnés a la Roue;
  • Memoire sur le droit qui appartient a Bradier, Simare e Lardoise et a l’arret du 11 aout 1786, apres l’avoir soummise a la censure du Gouvernemente;
  • Reponse au la Réquisitoire du 1 aout 1786;
  • Resumé du Memoire justificatif;
  • Plaidoyer pour Bradier, Simare et Lardoise absous par sentence du baillage de Rouen du 5 novembre 1787;
  • Lettres sur la Procedure criminelle de France del 1788;
  • Reflexions historiques sur des lois criminelles del 1788;
  • Memoria a discolpa di sette uomini condannati nel 1769 al Parlamento di Metz sulle sole deposizioni di ebrei denuncianti;
  • Memoria difensiva per tre uomini condannati alla ruota, traduzione integrale curata da Maria Antonietta Del Boccio, Aracne, Roma, 2014.

Bibliografia

Sulla biografia

  • Biographie Universelle ancienne et moderne, Redigés par une Societè de gens de lettres et de savants, imprimerie Delagrave, Paris, 1816 V. 11 p. 377;
  • Precis Historique de l'ordre de la Franc-maconnerie, J.-C. Besuchet de Saunois, Rapilly Libraire, Paris, 1829, Vol. II p. 99;
  • Une Loge maconnique d'avant 1789: la R.L. Les neuf Soeurs, L. Amiable, Alcan, Paris, 1897, p. 147;
  • Nuovo Dizionario istorico di tutti gli uomini che si sono renduti celebri, Ed. Morelli, Napoli 1791, Tomo IX, p. 187;
  • Dictionnaire de Biographie francaise, publié sous la direction de Roman D’Amat, Librairie Letouzey et Ané, paris , 1970, p. 317;
  • Dictionnaire critique, litteraire et bibliographique des principaux livres condamnés au feu, supprimés ou censurés, Gabriel Peignot. Renouard, Paris 1806;
  • Rainguet, // Biographies Saintongeaise//, Saintes, 1851 p. 209.

Sul personaggio, la vicenda dei Tre uomini, le idee e la contestualizzazione storica

  • Maria Antonietta Del Boccio, La Ruggine della Barbarie, Aracne, Roma, 2014;
  • Seguier, Requisitoire de M. de Seguier, Avocat-General, contre le Memoire publié en faveur de trois hommes condamnés a la roue par le Parlement de Paris, Simon, Paris, 1781;
  • Cesare Beccaria, Dei delitti e delle Pene;
  • Voltaire, Idèes republicaines par un citoyen de Geneve, da Oeuvres Completes de Voltaire, Societé Litteraire, 1784, p. 187;
  • Voltaire, Requete a tous les magistrats du Royaume del 1750, da Oeuvre completes de Voltaire, Societé Litteraire, 1784, V. 29°, p. 175;
  • Voltaire, De la paix perpetuelle, da Gazette de Berne, 15 fevrier 1777;
  • Voltaire, Commentaire sur le livre des delits et des peines del 1765 da Oeuvres completes de Voltaire, Societé Litteraire, 1784, p. 250;
  • Voltaire, Proces instruit Exstraordinairement contre Messieur de Caradeuc de la Chalotais et de Caradeuc, procureurs Generaux, 1770;
  • Jussieu de Montleul, //Reflexions sur les principes de la Justice, Leclerc, Paris, 1779, p. 10;
  • P. Boncerf, Inconvenients des droits feudaux, Paris, 1776;
  • J.-A. Servan, De l’influence de la philosophie sur l’instruction criminelle, da Oeuvres de Servan, Volume I, Didot, Paris, 1825;
  • Legrand de Laleu, Recherches sur l'administration criminelle, Fantin, Paris, 1822;
  • B. de Granier de Cassagnac, Histoire des causes de la Revolution Francaise, H. Plon Paris, 1856, V.1, p. 34;
  • Code de la Librairie et Imprimerie de Paris Corporazione dei Librai e Stampatori,1744;
  • Condorcet, Reflexion d’un citoyen non gradué sur un proces tre connue, in Oeuvres de Condorcet publieés par Arago e O'Connor, Firmin Didot, Paris, 1847
  • Condorcet, Recit de ce qui s’est passé au Parlament de Paris le mencredì 20 Aout 1786. In Op. Cit.;
  • Augustin Nicolas, Si la torture est un moyen seur a verifier les crimes secrets, Abraham Wolfgang, Amsterdam, 1682;
  • Vouglans, Institutes au droit criminelle, Le Bretonne, 1757, Paris, p. 151;
  • Dictionnaire de l’Academie francaise, ed. 1762;
  • C.-J. Ferriere, Dictionnaire de droit et de pratique, Dupleix, Toulouse, 1779;
  • Encyclopedie di Diderot e d’Alembert, voci Remontrance e Enregistrement;
  • Jourdan, Isambert e Decrusy , Recueil generale des ancienne lois Francaises depuis l’an 420 jusqu’a la Revolution 1789, Belin-Leprieur, Paris, 1825;
  • Charles Desmaze, Le Parlement de Paris, Michel Levy, Paris, 1859;
  • Recueil d'edits et ordonnances royaux, Montalant, Paris, 1720;
  • Recueil des edits, declarations, lettres-patentes, arrets, Borgogna- Marie Defay, Dijon, 1784;
  • Recueil des edits, declarations, lettres-patentes, arrets et reglements du Roi, Normandia- Lallement, Rouen, 1774;
  • Recueil des edits, declarations, lettres-patentes, arrets et reglements du Roi, Fiandre- Derbaix, Douay, 1785;
  • Bachaumont, Memoires secretes;
  • A.- M. Poullain du Parc, La Coutume et la Jurisprudence coutumiere de Bretagne, Vatar, Rennes, 1778;
  • A. Delamare, Traité de Police, Brunet, Paris, 1778;
  • La Poix de Freminville, Dictionnaire ou traitè de la police generale des villes, bourgs, paroisses et seigneuries de la campagne, Paris, 1775;
  • L. Mavidal, Archives Parlamentaires de 1787 a 1860, Dupont, Paris, 1879;
  • R. de Renneville, Inquisitions Francoise ou Histoire de la Bastille, E. Roger, Amsterdam, 1709;
  • Diannyere, Eloge de M. le President Du Paty, Naples, 1789;
  • Floquet, Histoire du Parlament de Normandie, 1840-1843;
  • A. Cheruel, Dictionnaire Historique des Institutions de la France, voce Torture, Hachette, Paris, 1870;
  • G.Puglisi, Trattato teorico e pratico delle pruove in diritto civile e in diritto criminale, Sandron, Palermo, 1853;
  • Saverio Mattei, Che la dolcezza delle pene sia giovevole al fisco più che l’asprezza, Porcelli Libraio, Napoli, 1787, p. 53;
  • Arlette Lebigre, La Justice du Roi, Albin Michel Editeur, Paris, 1988;
  • Sito web del Ministero di Giustizia Francese: http://www.justice.gouv.fr/histoire-et-patrimoine-10050.html;
  • Sito web della Procura Francese: http://www.cercle-du-barreau.org/archive/2008/10/20/charles-dupaty-avocat-general-des-lumieres.html

Article written by Maria Antonietta Del Boccio | Ereticopedia.org © 2016

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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