Becilli, Cesare

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Cesare Becilli, o Becillo (Urbino, 1570 circa – Roma, 6 maggio 1649), dopo aver esercitato per molti anni la professione medica, è entrato a far parte dell’Oratorio fondato da Filippo Neri, ricoprendo per più mandati la carica di bibliotecario della Vallicelliana. Sulla scia dello storico Cesare Baronio, suo mentore, si è dedicato senza sosta alla revisione dei cicli cronologici, all’erudizione ecclesiastica, all’esegesi biblica e alle questioni agiografiche, con l’obiettivo di dare un seguito agli Annales Ecclesiastici del cardinale filippino e rilanciare, al pari di Giovanni Severano e Paolo Aringhi, la polemica antiprotestante a difesa della veritas historiae e della potestas Ecclesiae.

Biografia

Nato a Urbino intorno al 1570, Cesare Becilli compì gli studi a Perugia, esprimendo il suo talento nelle discipline umanistiche come in quelle scientifiche. Ultimato il suo percorso universitario, esercitò per diversi anni la professione di medico con competenza e spirito caritativo, guadagnandosi la stima e la riconoscenza della gente comune e delle persone di rango più elevato. A tale proposito si può ricordare il periodo in cui fu chiamato a ricoprire il ruolo di medico condotto a Ronciglione, nella Tuscia viterbese, dove lasciò un vivo ricordo di sé presso la popolazione locale.
La sua fama giunse presto a Roma e quando Cesare Baronio fece espressamente il suo nome, Becilli non esitò a trasferirsi nell’Urbe. Diventato medico personale del cardinale sorano, prese in cura anche Francesco Maria Tarugi – altra anima dell’Oratorio di Filippo Neri – e numerose personalità di rilievo, tra cui spicca la nobildonna Anna Colonna, che guarì definitivamente dall’asma di petto con una miracolosa ricetta di sua ideazione. Fu lo stesso Padre della storiografia ecclesiastica a introdurlo nel circolo filippino di S. Maria in Vallicella, che lo vide fin dall’inizio assiduo frequentatore degli esercizi spirituali dell’Oratorio1.
Cesare Becilli fu accettato in Congregazione sul finire del 1610, quando il cardinale Baronio era già morto2. Concluso il periodo di noviziato, durato come di consuetudine all’incirca un anno, il medico urbinate fu ammesso alla seconda probazione e poté dunque accedere agli ordini sacri3. Personalità di austeri costumi e di maniere semplici e affabili, Becilli fu inizialmente attratto dalla predicazione, che tuttavia non era nelle sue corde, e soltanto più tardi decise di dedicarsi con maggior profitto all’erudizione ecclesiastica, che praticò con grande passione assumendo a suo modello proprio Baronio, a cui era stato «satis charus»4. A suggello di questo suo convinto impegno erudito i padri dell’Oratorio gli assegnarono per decreto, nell’autunno del 1610, il compito di dare un seguito agli Annales Ecclesiastici del Baronio, la cui narrazione si era arrestata all’anno 1198 per la morte dell’autore, sopraggiunta il 30 giugno 16075.
A dire il vero, la decisione di proseguire gli Annales a nome dell’Oratorio era stata presa quasi tre anni prima, durante la congregazione generale del 2 gennaio 1608. Non era trascorso nemmeno un anno dalla scomparsa del cardinale sorano e i padri della Chiesa Nuova premevano per coinvolgere in questa impresa non facile uno studioso di alto profilo come Tommaso Bozio, di cui era ben nota l’estrema competenza nelle materie ecclesiastiche. Si decise tuttavia di dispensarlo dall’incarico per non rischiare di compromettere l’elaborazione dell’ampia Historia ecclesiastica ab origine mundi, vale a dire gli Annales antiquitatum, concepiti come opera complementare agli Annales baroniani, ma lasciati poi dal suo autore in una forma essenzialmente provvisoria e incompiuta. Fu in seguito il fratello Francesco – anch’egli collaboratore del Baronio – a rivedere i dieci volumi rimasti inediti e decidersi finalmente a pubblicare nel 1637 un solo tomo dell’opera, inserendovi una dedicatoria a Urbano VIII6.
In alternativa si pensò di costituire una commissione di almeno sei persone, al massimo otto, da impegnare sistematicamente nella selezione del materiale erudito e nella compilazione di schede tematiche, lasciando ai più esperti padri Giovanni Matteo Ancina, Francesco Bozio e Pietro Consolini l’elaborazione storiografica vera e propria, da portare avanti di comune accordo e riunendosi una o due volte alla settimana. Al promettente Francesco Bozio fu anche chiesto di emulare il magister Baronio, occupandosi in prima persona dei sermoni dell’Oratorio di argomento storico, considerati come in passato propedeutici alla compilazione di una storia ecclesiastica di ampio respiro e rigorosamente strutturata su fonti e monumenta:

Che si seguitino a comporre gli Annali Ecclesiastici cominciati dalla buona memoria del signor Cardinale Baronio, et si stampino in nome della Congregatione. Poiché nessuno soggetto particolare di essa Congregatione si giudica possi attendere a questa impresa esattamente per se stesso, come ricerca l’opera, eccetto il Padre Tommaso Bozzi, quale nondimeno per attendere alle altre sue compositioni et in specie dell’Istoria Ecclesiastica ab origine Mundi, non haverebbe tempo per l’un et l’altra. Si determinò, che sei, o otto soggetti che saranno stimati più atti, trovino in diversi Autori che si saranno assegnati, la materia per l’opera: et che Messer Giovanni Matteo Ancina, padre Francesco Bozzi et padre Pietro Consolini la disegnino, et la stendano, trovandosi perciò insieme una volta la settimana, et di più. Che il padre Francesco Bozzi ragioni all’Oratorio l’istessa materia che si ha da trattare negli Annali, come faceva la buona memoria del padre Cardinale Baronio7.

L’idea poteva dirsi buona ma la sua realizzazione si rivelò per nulla agevole, tant’è che non si andò oltre una semplice raccolta di documenti, di cui si sarebbe giovato qualche tempo dopo proprio Cesare Becilli. L’incarico gli fu confermato ai primi di febbraio del 1628 e Urbano VIII giunse ad erogare perfino un contributo finanziario, che fu impiegato per la trascrizione di codici presi in prestito della Vaticana con il beneplacito del cardinale Barberini8. Tuttavia, fatta eccezione di un prolungamento della trattazione baroniana dal 1198 al 1299, anche il suo tentativo era destinato al fallimento. Nel 1635, dopo un lungo periodo di attesa, il medico urbinate fu destituito dall’incarico per non aver prodotto nulla di compiuto e definitivo. Fu così rimpiazzato dal trevigiano Odorico Rinaldi, che con atteggiamento più pragmatico e realistico si mise subito a lavorare con sicuro orientamento di percorso9. Quel che resta dell’enorme lavoro preparatorio condotto sugli Annales va ricercato essenzialmente nel Vall. N 50, che trasmette l’Index Annalium Ecclesiasticorum Caesaris Cardinalis Baronii confectus a Caesare Becillo cum ipsius Additionibus marginalibus propria manu scriptis, nel Vall. N 51, costituito dall’Index Annaliu Ecclesiasticorum Cardinalis Caesaris Baronii confectus a Caesare Becillo integre scriptus, e nei Vall. Q 9-Q 28, contenenti l’ampio Index generalis Annalium Ecclesiasticorum Caesaris Baronii, strutturato dall’austero urbinate in 20 volumi ed elaborato fondendo insieme gli indici dei singoli volumi del Baronio secondo un ordine alfabetico10.
La sincera dedizione di Cesare Becilli alla vita e al governo della Congregazione filippina è testimoniata anche dai ruoli di responsabilità ricoperti nel corso degli anni. Dal 1623 al 1626 fu eletto padre deputato11. Ancor prima era stato nominato coadiutore della Biblioteca Vallicelliana per un triennio, dal 4 maggio 1620 al 24 aprile 1623, e di nuovo, dopo una pausa, dal 19 aprile 1626 al 22 aprile 1629, condividendo l’incarico con Biagio De Angelis. Concluso il triennio, ottenne l’alto grado di bibliotecario per ben quattro mandati, ricoprendo ininterrottamente tale carica dal 22 aprile 1629 al 9 aprile 164112. Il medico urbinate lasciò in eredità alla Vallicelliana 26 codici, ma nel Catalogo possessori si individuano soltanto 5 suoi stampati13.
Nonostante avesse sposato a tempo pieno la causa della Congregazione, Cesare Becilli non abbandonò mai la professione di medico, che continuò a esercitare con il consueto zelo e l’abnegazione di sempre, avendo a cuore specialmente le sofferenze degli umili e dei diseredati. Anche in tarda età, quando le condizioni di salute si fecero sempre più precarie e fu afflitto da ricorrenti e fastidiosi malanni, continuò a dedicarsi alla medicina, senza per questo trascurare l’erudizione ecclesiastica. Morì nell’Urbe il 6 maggio 1649, dopo una breve malattia14.

Opere

Cesare Becilli pubblicò in vita una manciata di opere a stampa, ma lasciò soprattutto un cospicuo corpus di manoscritti su argomenti di varia erudizione che spaziano dalla storia sacra alla cronologia, dall’agiografia all’astronomia, con significative incursioni nell’area dell’esegesi biblica e della teologia. In definitiva, oltre una quarantina di titoli che giacciono in Vallicelliana ancora inediti15.
Introdotto da Cesare Baronio agli studi storici, Becilli si era proposto di realizzare lavori di ampio respiro, condotti – almeno all’inizio – sotto il diretto influsso del cardinale sorano, di cui non esitò a prendere le difese nella polemica che lo vide coinvolto con Alessandro Tassoni, autore di un chiacchierato Compendio degli Annali e divenuto poi celebre per aver scritto il poema eroicomico La secchia rapita, pubblicato dopo un lungo iter nel 1621, ma la cui composizione era iniziata verso la fine del 1614. In questa circostanza, lo scrittore modenese viene vivacemente contestato da Becilli su più punti e in particolare per aver omesso i miracoli narrati da Baronio, il che non può che suscitare l’indignata riprovazione dell’erudito filippino, costretto a prendere atto non senza enfasi che Tassoni «è sempre poco amico dei miracoli»16.
Piuttosto tardi, nel 1623, Cesare Becilli pubblicò il suo primo libro a stampa, che con finalità essenzialmente divulgative intendeva avvicinare il lettore ai testi sacri, offrendo una rielaborazione del testo dei Vangeli in un’unica trattazione metodologicamente condotta e cronologicamente ordinata17. Fu proprio attraverso questa sua Evangeliorum connexio che l’erudito urbinate iniziò a dedicarsi seriamente alle questioni di cronologia sacra, molte delle quali erano rimaste irrisolte e riguardavano il cruciale raccordo tra era romana ed era cristiana, che nemmeno Baronio era sempre riuscito a risolvere criticamente negli Annales Ecclesiastici18. Di tale questione Becilli si occupò sotto l’aspetto teorico nella scrittura rimasta inedita De historiae nomine, in cui dà ampio risalto alla geografia storica e alla cronologia, identificando quest’ultima nel principio ordinatore della storia, il cui fondamento è Dio stesso19.
Non deve dunque stupire se Cesare Becilli, già nel 1624, intendeva sottoporre a una complessiva revisione critica non solo le Vitae et res gestae summorum pontificum et S.R.E. cardinalium dell’erudito andaluso Alfonso Chacón, ma gli stessi Annales Ecclesiastici di Baronio, di cui accarezzava da tempo l’idea – come si è detto – di elaborare una loro continuazione a grandi prospettive e per la quale preparò una quantità considerevole di materiale erudito. Su questo terreno, gli fu offerto da più parti il necessario supporto, per esempio da Lukas Holste e Massimiliano di Baviera, che in particolare nel 1624 gli assicurò ogni possibile aiuto e la piena disponibilità degli archivi tedeschi20. Nel maggio dello stesso anno Ferdinando Ughelli gli aveva inviato svariati appunti e materiali eruditi21. Tale conforto filologico non poteva che essergli gradito, considerato che Becilli si proponeva di realizzare una grande impresa erudita nel solco della migliore tradizione della Controriforma, di cui intendeva raccogliere specialmente l’istanza apologetica in chiave antiprotestante e, sotto l’influsso del magister Baronio, favorire l’utilizzo del documento storico in chiave eroica, con la precisazione che egli cercò di interpretare questa suprema missione con un piglio più aderente allo spirito di crociata che alla controversia storiografica22.
Cesare Becilli non riuscì a portare a termine i suoi ambiziosi progetti e in Vallicelliana lasciò in gran parte inediti gli esiti delle sue fatiche erudite, compresi i copiosi materiali raccolti per la serie di Vitae Romanorum pontificum. Nel 1628, corredati di un ricco commento e accompagnati da una dedicatoria a Urbano VIII, furono però pubblicati i documenti riguardanti la vita di papa Caio, che tuttavia Becilli presentò erroneamente come martire, rifacendosi a una fuorviante tradizione derivata da una versione della Passio sancti Sebastiani. In questa edizione romana, che poteva esibire tutti i crismi dell’ufficialità pontificia, l’erudito urbinate si faceva rigoroso interprete dei miti della Controriforma in funzione antiprotestante, dall’agiografia obbligante al culto delle reliquie e dalla filologia eroica alla didattica figurativa, descrivendo per esempio con rara partecipazione emotiva la scoperta delle presunte reliquie di Caius fuori dalla Porta Appia23. Non esiste invece traccia della presunta edizione delle Annotationes marginales in Ciacconium et collationes Ciacconianae historiae cum Baroniana (Romae, Typis Vaticanis, 1630), che nel 1970 Tullio Bulgarelli ha assegnato senza esitazione a Becilli sulla scia di quanto riportato da Leone Allacci, seguito dopo oltre un secolo da Giammaria Mazzuchelli e altri autori a lui più o meno coevi24.
La convinzione che fosse necessaria una revisione complessiva della storia ecclesiastica spinse Becilli, soprattutto nel periodo della sua piena maturità, ad occuparsi in maniera sistematica di tutti i cicli cronologici universali con l’obiettivo di sottoporli a verifica critica. L’ottica era quella di costruire una cornice spaziale e temporale eruditissima, in cui poter inquadrare apologeticamente la fitta rete degli eventi storici. Di questa sua fatica si conservano in Vallicelliana nove volumi di tavole cronologiche intitolate Cyclus maximus, preceduti da un decimo manoscritto contenente una trattazione dal titolo De emendatione Calendarii, in cui si prendono in esame le possibili correzioni da apportare al calendario romano25. Sono infine da segnalare una cospicua serie di scritture minori sulle stesse materie, per lo più disorganiche o incomplete, tra le quali spicca la ricordata dissertazione De historiae nomine, anch’essa non ultimata26.
Resosi conto dell’impossibilità di far fronte da solo a un’impresa così vasta come la revisione della storia sacra nel suo complesso, fondata una volta per tutte su solide basi cronologiche, Cesare Becilli pensò di abbozzare un ambizioso progetto in cui si promuoveva la realizzazione di un istituto di ricerca per la storia ecclesiastica, posto sotto la responsabilità organizzativa dei pontefici e formato essenzialmente da religiosi, dotato di archivi propri e fornito di ampi sussidi bibliografici sia a stampa sia manoscritti. Elaborato in data imprecisata, ma con ogni probabilità intorno al 1630, l’ardito disegno dell’erudito filippino, intitolato Historiae ecclesiasticae necessitas, si conserva autografo e costituisce la premessa metodologica e programmatica alle inedite Vitae Romanorum pontificum. In esso Becilli auspica che gli ecclesiastici siano finalmente posti nella condizione di accedere senza restrizioni ai documenti della Chiesa e supportati in tale azione direttamente dai vescovi, poiché in gioco vi è il destino presente e futuro della storia ecclesiastica e della memoria storica della cristianità27.

Fonti e bibliografia

Opere digitalizzate

Opere manoscritte

  • Cesare Becilli, Vitae Romanorum pontificum, BVR, ms. I 46.
  • Cesare Becilli, Index Annalium Ecclesiasticorum Caesaris Cardinalis Baronii confectus a Caesare Becillo cum ipsius Additionibus marginalibus propria manu scriptis, BVR, ms. N 50 (con aggiunte autografe).
  • Cesare Becilli, Index Annalium Ecclesiasticorum Cardinalis Caesaris Baronii confectus a Caesare Becillo integre scriptus, BVR, ms. N 51.
  • Cesare Becilli, De emendatione Calendarii, BVR, ms. N 60.
  • Cesare Becilli, Cyclus maximus, 9 v., BVR, mss. N 61-N 69.
  • Cesare Becilli, De historiae nomine, BVR, ms. N 70, ff. 5r-37v; 40r-63r.
  • Cesare Becilli, Index generalis Annalium Ecclesiasticorum Caesaris Baronii … distinctus tomis XX in quibus nonnulla Caesaris Becilli manu sunt notata, 20 v., BVR, mss. Q 9-Q 28 (con interventi autografi).
  • Cesare Becilli, Difesa del Baronio contro l’autore della Secchia, BVR, ms. Q 48, ff. 43-60.
  • Altre opere di Cesare Becilli, in parte autografe, si conservano come le precedenti in BVR, mss. N 57-N 59, N 70-N 73, P 114-P 115.

Fonti a stampa

  • Leone Allacci, Apes urbanae, sive de viris illustribus, qui ab anno 1630 per totum 1632 Romae adfuerunt, ac typis aliquid evulgarunt,Romae, excudebat Ludovicus Grignanus, 1633, pp. 65-66.
  • Paolo Aringhi (et alii), Le vite e detti de’ padri e fratelli della Congregatione dell’Oratorio. Da s. Filippo Neri fondata nella chiesa di S. Maria in Vallicella, 3 v., BVR, mss. O 58-O 60: ms. O 59, f. 355r-v (biografia di Cesare Becilli).
  • [Paolo Aringhi], Le vite, e detti de padri, e fratelli della Congregazione dell’Oratorio da s. Filippo Neri fondata nella Chiesa di S. Maria in Vallicella raccolti da Paolo Aringhi Prete della detta Congregatione e da Altri, vol. I e II, edito e annotato da Maria Teresa Bonadonna Russo, con la collaborazione di Renato De Caprio, Edizioni Oratoriane, Roma 2018-2020 (corrispondono alla prima delle tre parti dell’opera).
  • [Carlo Antonio de Rosa], Memorie degli scrittori filippini o siano della Congregazione dell’Oratorio di S. Filippo Neri raccolte dal marchese di Villarosa, vol. I, Napoli, Stamperia Reale, 1837, pp. 52-56 (voce «Becillo, Cesare»).
  • Carlo Grossi, Degli uomini illustri di Urbino. Comentario, Urbino, per Vincenzo Guerrini, 1819 («Pubblicato il dì XXIII. marzo 1820»), pp. 48-49; II ed. postuma «con aggiunte scritte dal conte Pompeo Gherardi»: Urbino, per Giuseppe Rondini, 1856, p. 65.
  • Giammaria Mazzuchelli, Gli scrittori d’Italia, cioè Notizie storiche e critiche intorno alle vite e agli scritti dei letterati italiani, 6 v., in Brescia, presso a Giambatista Bossini, 1753-1763, vol. II, parte II, 1760, p. 611 [voce «Becillo (Cesare)»].
  • Filippo Vecchietti – Tommaso Moro, Biblioteca picena o sia notizie istoriche delle opere e degli scrittori piceni, 5 v., Osimo, presso Domenicantonio Quercetti, 1790-1796, vol. II, 1791, pp. 133-137 [voce «Becillo (Cesare)»].

Bibliografia critica

  • Tullio Bulgarelli, Becilli, Cesare, in DBI, vol. 7 (1970).
  • Antonio Cistellini, San Filippo Neri. L’Oratorio e la Congregazione oratoriana. Storia e spiritualità, prefazione di Carlo Maria Martini, 3 v., Morcelliana, Brescia 1989, vol. III, p. 2348 (Indice dei nomi di persona).
  • Simon Ditchfield, Liturgy, Sanctity, and History in Tridentine Italy: Pietro Maria Campi and the Preservation of the Particular, Cambridge University Press, Cambridge 1995, pp. 338-341, 352.
  • Giuseppe Finocchiaro, Vallicelliana segreta e pubblica. Fabiano Giustiniani e l’origine di una biblioteca ‘universale’, Olschki, Firenze 2011, p. 189 (indice dei nomi).
  • Carlo Gasbarri, L’Oratorio romano dal Cinquecento al Novecento, Arti Grafiche D’Urso, Roma 1963 1962, pp. 167-168.
  • Stefano Zen, Baronio e il suo tempo. Storia sacra, politica e religione nell’Europa moderna, Centro di Studi Sorani «Vincenzo Patriarca», Sora 2021, ad indicem.

Voci correlate

Nota bene

Questa voce fa parte della sezione trasversale Oratorio e Congregazione oratoriana: storia, spiritualità, politica culturale, dedicata all’Oratorio sorto per iniziativa di Filippo Neri, che da libero sodalizio conobbe nell’arco di un quarto di secolo una sua graduale evoluzione fino alla sua istituzionalizzazione nel 1575 (quando papa Gregorio XIII decise per decreto di costituire la Congregazione oratoriana), con l’obiettivo di costruire un repertorio di voci inerente non soltanto ai padri e ai fratelli laici che entrarono stabilmente nell’Oratorio filippino, ma allargato significativamente alle opere prodotte e diffuse dall’operoso laboratorio oratoriano, ai luoghi della Congregazione, alle personalità più o meno note che si riconobbero nella sua politica culturale, partecipando attivamente alle varie iniziative promosse e in particolare agli esercizi spirituali, considerati il nucleo pulsante del programma filippino.

Article written by Stefano Zen | Ereticopedia.org © 2021

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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