Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Celio Secondo Curione (Cirié, 1° maggio 1503 – Basilea, 24 novembre 1569) è stato un umanista e teologo, perseguitato dall'Inquisizione e rifugiatosi in Svizzera.
Cenni biografici
Nobile piemontese, rimasto orfano della madre alla nascita e del padre a 9 anni, crebbe a Moncalieri (residenza del padre). Tra il 1528 e il 1532 studiò alll'Università di Torino, iniziando ad interessarsi alle lettura dei testi dei riformatori d'oltralpe (principalmente De captivitate Babylonica di Lutero, Loci communes di Melantone, De falsa et vera religione di Zwingli). Perseguitato da Bonifacio Ferreri, cardinale e vescovo di Ivrea, fu imprigionato per due mesi, poi trasferito nell'abbazia benedettina di San Benigno in Fruttuaria, dove proseguì gli studi, ricadendo nei sospetti di eterodossia. Quindi fuggì a Milano, compì un viaggio a Roma, visitando anche altre città della penisola. Tra 1532 e 1534 soggiornò a Casale Monferrato alla corte del marchese Gian Giorgio Paleologo. Rientrato nel 1534 a Moncalieri per una disputa testamentaria, insegnò a Racconigi e fu quindi di nuovo imprigionato e trasferito nelle carceri dell'Inquisizione a Torino, da cui però riuscì ben presto a fuggire.
Dal 1536 al 1539 insegnò all'Università di Pavia. A Pavia frequentò gli agostiniani Agostino Mainardi (allora priore del locale convento di S. Agostino), Giulio della Rovere e Ambrogio Cavalli.
Nel 1539 riparò a Venezia, protetto dall'ambasciatore francese Guillaume Pellisier, vescovo di Montpellier. A Venezia Curione pubblicò l'Araneus e concepì il Pasquino in estasi. Da Venezia si spostò nel 1541 nella Ferrara di Renata di Francia, dove strinse amicizia con Olimpia Fulvia Morato, e quindi a Lucca, ospite di Niccolò Arnolfini, dove conobbe e si legò a Pier Martire Vermigli, Paolo Lazise, Celso Martinengo e Girolamo Zanchi (che furono tutti suoi compagni di esilio).
Denunciato dal cardinale Bartolomeo Guidiccioni, nel luglio 1542 lasciò definitivamente l'Italia. Dopo una breve sosta a Berna e un breve rientro avventuroso nel mese di settembre in Italia per recuperare moglie e figli (attorno al 1530 si era sposato con la nobile milanese Margherita Bianca Isacchi), rimase quattro anni a Losanna; si stabilì quindi nel 1546 a Basilea, dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1569.
Cenni sulle opere principali
Nel Probus (1536-37) Curione tratta della sua evasione dalle carceri inquisitoriali di Torino, vista come segno della Provvidenza e della sua vocazione. L'Araneus (Elogio del ragno) è un'operetta filosofica pubblicata nel 1540 a Venezia e dedicata al protettore Pellissier, ispirata all’Elogio della follia di Erasmo. L'opera più fortunata di Curione, concepita a Venezia anch'essa, è stata il Pasquino in estasi (in versione latina Pasquillus extaticus et Marphorius), dialogo satirico tra le due celebri statue romane di Pasquino e Marforio e di ispirazione dantesca: il viaggio espiatorio di Pasquino nell'aldià gli fa scoprire che esistono due cieli, quello di Dio e quello dei papi, incomunicabili tra loro. L'opera, di cui una celebre edizione in latino fu stampata a Basilea nel 1544 ma che forse era già ampiamente circolante nel 1543, ebbe ampia risonanza in Italia e in Europa e fu a più riprese rivista e riedita.
Il De liberis pie christianeque educandis, scritto nel 1542 e dedicato a Fulvio Pellegrino Morato, è un trattato sull'educazione dei giovani, che coniuga l'istruzione umanistica con la necessità di apprendere anche un lavoro manuale.
Il De amplitudine beati Regni Dei (1554), dedicato a Sigismondo II Augusto, re di Polonia, è un trattato teologico (sotto forma di dialogo tra Curione stesso e Agostino Mainardi) che insiste sull'infinita misericordia di Dio contro la dottrina della predestinazione sostenuta da alcuni settori della Riforma (vi emerge la forte ostilità di Curione nei confronti del calvinisti, che lo sospettavano di antitrinitarismo).
Inorridito dal rogo di Serveto a Ginevra nel 1553, Curione collaborò anche alla stesura del De haereticis an sint persequendi di Sébastien Castellion.
Bibliografia essenziale
N. B. Per un elenco esaustivo delle edizioni delle opere di Celio Secondo Curione e degli studi su di lui cfr. la Bibliografia (a cura di Chiara Lastraioli e aggiornata al 2018) pubblicata sul sito Cinquecento plurale.
- Teodoro Balma, Il pensiero religioso di Celio Secondo Curione, in "Religio", XI, 1935, pp. 31-60.
- Albano Biondi, Curione, Celio Secondo, in DBI, vol. 31 (1985).
- Emidio Campi, Curione, Celio Secondo, in DSS.
- Delio Cantimori, Eretici italiani del Cinquecento. Ricerche storiche, Sansoni, Firenze, 1939 (1ª edizione, cfr. anche la terza edizione, con introduzione e note di Adriano Prosperi, Einaudi, Torino 1992).
- Luca D’Ascia, Frontiere. Erasmo da Rotterdam, Celio Secondo Curione, Giordano Bruno, Pendragon, Bologna 2003.
- Markus Kutter, Celio Secondo Curione. Sein Leben und sein Werk (1503-1569), Verlag von Helbing & Lichtenahn, Basel 1955.
- Camillo Renato, Opere, documenti e testimonianze, a cura di Antonio Rotondò, Sansoni-The Newberry Library, Firenze-Chicago 1968 (cfr. in particolare la Nota critica, pp. 275-331, nella quale sono approfonditi i rapporti tra Camillo Renato e Celio Secondo Curione alla luce della loro corrispondenza).
- Angelo Romano (a cura di), Celio Secondo Curione e la satira pasquinesca, Vecchiarelli, Manziana 2021.
Link
- Scheda su Celio Secondo Curione sul sito Symogih.org
Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]