Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Cecilia Ferrazzi (Venezia, aprile 1609 - Venezia, 17 gennaio 1684) è stata una mistica e promotrice di attività assistenziali, condannata dall'Inquisizione per finzione di santità.
Biografia
Figlia di un artigiano (fabbricante di casse) benestante, manifestò precocemente segni di inclinazioni religiose. Dopo la nascita di una nuova figlia femmina nel 1623, i suoi genitori acconsentirono alla sua volontà di entrare in convento, ma la morte di questi ultimi durante la grande peste del 1630 fece fallire il progetto. Cecilia dunque visse per alcuni anni in casa di protettori laici, continuando a manifestare i segni della sua vocazione, accompagnati da estasi e visioni.
Il suo confessore, il padre carmelitano Bonaventura Pinzoni, si convinse che la donna fosse destinata a un futuro di santità, mentre il vicario patriarcale Giorgio Polacco era piuttosto dell'opinione che fosse posseduta dal demonio. Infine la Ferrazzi trovò ospitalità presso la casa carmelitana di Santa Teresa (fondata da sua sorella Maria). Negli anni quaranta cominciò a dedicarsi a dare accoglienza a giovani donne in situazioni difficili, perlopiù ragazze abbandonate e orfane ("putte pericolanti"). La nuova attività ebbe particolare successo e trovò protettori e finanziatori in autorevoli membri del patriziato: nel 1658 il patrizio Francesco Vendramin acquistò per l'istituto della Ferrazzi un palazzo a Sant'Antonio di Castello e la nuova casa arrivò ad ospitare fino a trecento ragazze.
Verso la fine del 1663, tuttavia, la Ferrazzi fu denunciata e nel giugno 1664 arrestata per ordine dell'inquisitore Agapito Ugoni. Sottoposta a processo per finzione di santità, fu condannata il 1° settembre 1665 a sette anni di carcere. Nel 1667 la pena fu commutata nella residenza forzata a Padova, garante il cardinale Gregorio Barbarigo, e nel gennaio 1669 la Ferrazzi riottenne la piena libertà (anche e soprattutto grazie alle pressioni dei suoi protettori e ad un intervento del doge di Venezia Domenico Contarini sulla Congregazione del Sant'Uffizio).
Visse in relativa tranquillità gli ultimi anni della sua vita, morendo a Venezia il 17 gennaio 1684.
La casa da lei fondata era stata affidata dopo il suo arresto alle cappuccine e sopravvive ancora oggi come ente laico (Istituto professionale femminile "Vendramin Corner").
Bibliografia
- Cecilia Ferrazzi, Autobiografia di una santa mancata, a cura di Anne Jacobson Schutte, Lubrina, Bergamo 1990 (ediz. inglese: Autobiography of an aspiring saint, transcribed, translated, and edited by Anne Jacobson Schutte, University of Chicago press, Chicago & London 1996).
- Anne Jacobson Schutte, Ferrazzi, Cecilia, in DBI, vol. 46 (1996).
- Anne Jacobson Schutte, Ferrazzi, Cecilia, in DSI, vol. 2, p. 589.
Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2014
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]