Campeggi, Camillo (senior)

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Camillo Campeggi (Pavia, inizi del XVI sec - Sutri, ultimi mesi del 1569) è stato un frate domenicano e inquisitore.

Biografia

Ottenuto il grado di "magister sacrae theologiae", dal 1554 al 1557 fu inquisitore a Pavia, quindi dal 1557 al 1560 fu vicario generale dell'Inquisizione e dal 1560 al 1567 Inquisitore generale nel ducato di Ferrara (con competenza quindi anche su Modena e Reggio), e nel 1567-68 fu inquisitore generale a Mantova.

Partecipò anche all'ultima fase del concilio di Trento, dove tra l'altro pronunciò una De mundi fallaciis atque ruina oratio (stampata a Venezia nel 1562). Nel 1563 fu altresì segretario della commissione conciliare deputata da parte di Pio IV alla revisione dell'Indice dei libri proibiti del predecessore Paolo IV. Come inquisitore a Ferrara si occupò della repressione degli ultimi seguaci, nell'ambito dell'ordine benedettino, della setta di Giorgio Siculo. Come inquisitore a Mantova fu particolarmente duro, seguendo alla lettera le istruzioni di Pio V, il che comportò gravi screzi col potere politico e rese necessario un intervento di mediazione da parte di Carlo Borromeo (che comunque si risolse in favore delle prerogative dell'Inquisizione). A Mantova, oltre ad occuparsi del caso di Endimio Calandra, non mancò di proseguire nella sua opera di repressione contro i benedettini seguaci della setta di Giorgio Siculo.

Nominato vescovo di Nepi e Sutri (vescovado di cui era stato titolare Pio V stesso prima della sua elezione papale) il 14 maggio 1568 e trasferitosi in quella diocesi nel settembre 1567, morì a Sutri alla fine del 1569.

Opere

Curò, con commenti e aggiunte di sua mano, l'edizione, stampata a Roma nel 1568, del De haereticis tractatus aureus di Ugolino Zanchini, testo fondamentale dell'Inquisizione medievale.
Come controversista, difese il primato papale messo in discussione dai protestanti nella De auctoritate et potestate Romani pontificis (Venezia 1555) e nel De primatu Romani pontificis contra Matthiam Flacium Illyricum (opera rimasta manoscritta, poi stampata a Roma nel 1697 da parte del'erudito domenicano J. T. Rocabertus nella Bibliotheca maxima Pontificia, vol. VII, pp. 133-263.
Si è già ricordata la De mundi fallaciis atque ruina oratio (Venezia 1562).

Bibliografia

  • Valerio Marchetti, Campeggi, Camillo, in DBI, vol. 17 (1974).
  • Adriano Prosperi, Campeggi, Camillo, in DSI, vol. 1, pp. 252-253.

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Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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