Caccia e processo alle streghe di Triora (1587-1590)

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


La caccia alle streghe di Triora, borgo dell’Appennino ligure di ponente, posto sotto la sovranità della Repubblica di Genova, risale 1587 e fu la conseguenza del clima di tensione generato da una grave carestia che aveva colpito la Valle Argentina.
La crisi di sussistenza, causata dall’appropriazione di derrate alimentari da parte dei proprietari terrieri locali intenzionati ad arricchirsi, fu addebitata ad alcune donne, presunte streghe. Si trattava sia di donne umili, residenti presso la “Cabotina”, il quartiere più povero del paese, sia di donne di condizione sociale più elevata.
Su sollecitazione della comunità locale e del podestà Stefano Carrega, giunsero sia il vicario inquisitoriale sia il vicario del vescovo di Albenga Gerolamo Dal Pozzo: entrambi convinti dell’esistenza della stregoneria e del sabba, durante la messa presso la chiesa parrocchiale, invitarono le popolazioni del luogo alla delazione.
Le richieste dei due vicari non tardarono a essere accolte e condussero a una serie di rivelazioni e di accuse a catena incontrollate dovute alle forti tensioni sociali presenti nella zona.
In seguito a indagini sommarie e a spietati interrogatori effettuati anche con l’ausilio della tortura, furono messe sott’inchiesta oltre quaranta donne e un uomo, che confessarono di essere autori di malefici e di infanticidi.
Tra le presunte streghe arrestate, la sessantenne Isotta Stella morì a causa dei tormenti subiti, mentre un’altra donna cadde dalla finestra (si trattò presumibilmente di un tentativo di fuga). La piega drammatica presa dalla situazione spinse il Consiglio degli Anziani, nel gennaio del 1588, a rivolgersi al doge di Genova per chiedere la sospensione dei processi, la revoca dell’incarico a Dal Pozzo e l’intervento dell’Inquisitore generale Alberto Drago.
Se il vescovo di Albenga, Luca Fieschi, scrisse una serie di missive a Dal Pozzo per avere spiegazioni in merito, Drago visitò Triora nel maggio 1588, ottenendo il rilascio di una delle accusate (una ragazza di tredici anni, che aveva confessato, abiurò pubblicamente in chiesa).
Il mese successivo però l’arrivo di Giulio Scribani, commissario nominato dal governo genovese, fece precipitare gli eventi.
Scribani, mosso da eccessivo zelo, promosse una caccia alle streghe in tutta la zona, coinvolgendo anche i paesi vicini a Triora, cioè Castelvittorio, Montalto, Badalucco, Porto Maurizio e Sanremo.
Visti i numerosi nuovi arresti e la richiesta della pena capitale per alcune imputate, il governo genovese intervenne e affidò all’uditore Serafino Petrozzi l’incarico di rivedere i processi e di verificare l’agire dello Scribani.
Al Petrozzi furono affiancati i giureconsulti Giuseppe Torre e Pietro Allaria Caracciolo, i quali convennero con lo Scribani, convincendo anche il Petrozzi, che, invece, aveva sollevato qualche perplessità: Pierina di Badalucco e Gentile da Castelvittorio furono giustiziate.
La caccia alle streghe ormai era fuori controllo e l’Inquisizione genovese, nell’estate 1588, decise di agire rivendicando la sua competenza esclusiva sulla vicenda e trasferendo le accusate a Genova nelle prigioni governative; alla fine di settembre tutta la documentazione fu inviata a Roma all’esame della Congregazione del Sant’Uffizio.
Il cardinale Giulio Antonio Santoro, arcivescovo di Santa Severina e segretario del Sant’Uffizio, dopo avere letto i verbali, accusò i giudici locali di «inumanità et crudeltà». Nel frattempo, le donne trasferite a Genova avevano ritrattato le loro confessioni, in precedenza estorte sotto tortura.
Le sentenze finali, emesse tra 1589 e 1590, furono molto clementi. Una parte delle inquisite fu condannata all’abiura e a leggere alcune penitenze, una parte, invece, fu rilasciata. L’unico uomo messo sotto accusa, Biagio de Cagne, fu condannato anch’egli all’abiura.

Bibliografia

  • Alfonso Assini, Paolo Fontana, Gian Maria Panizza, Paolo Portone (a cura di), La causa delle streghe di Triora.I documenti dei processi 1587–1618, Pro Triora Editore, Triora 2014.
  • Claudio Coppo, Gian Maria Panizza, La pace impossibile. Indagini ed ipotesi per una ricerca sulle accuse di stregoneria a Triora (1587-1590), in «Rivista di Storia e Letteratura Religiosa», XXVI, 1990, pp. 34-74.
  • Francesco Ferraironi, Le streghe e il famoso processo di Triora, Tipografia Sallustiana, Roma 1955.
  • Paolo Fontana, Triora, processi di, in DSI, vol. 3, p. 1602.
  • Lucia Giana, La stregoneria in Liguria. Prospettive di ricerca, in Caccia alle streghe in Italia tra XIV e XVII secolo: atti del IV Convegno Nazionale di Studi Storico-Antropologici, Triora (Imperia), 22 - 24 ottobre 2004, Praxis 3, Bolzano 2007, pp. 31-74.
  • Gian Maria Panizza, Triora 1587-1590: bilancio di una ricerca e prospettive per ulteriori indagini, in AA. VV., Oltre Triora. Nuove ipotesi di indagine sulla stregoneria e la caccia alle streghe, Atti del convegno, Triora – Toirano 29-30 ottobre 1994, Reggiani, Varese 1997, pp. 73-92.
  • Giovanni Romeo, Inquisitori, esorcisti e streghe nell’Italia della Controriforma, Sansoni, Firenze 1990.
  • Michele Rosi, Le streghe di Triora in Liguria, Tipografia delle Mantellate, Roma 1898.

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Article written by Daniele Santarelli & Domizia Weber | Ereticopedia.org © 2015

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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