Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Aurelio Natale Cicuta è stato un ingegnere militare, agente diplomatico, spia ed eretico del XVI sec.
Biografia
Noto anche come autore del breve trattato Della disciplina militare (1566 e 1572), condusse una vita intensa e avventurosa, spesso sotto falsa identità.
Nato a Veglia attorno al 1513 da una famiglia di militari (padre e fratello erano comandanti di galere), entrò da giovane nell'ordine francescano, quindi si trasferì a Parigi per studiare alla Sorbona. Iniziò allora a lavorare per i Francesi come agente segreto: nel 1548 fu inviato in Corsica sotto falsa identità per spiare e riferire sulle fortificazioni dell'isola in vista dell'invasione francese. Sbarcato a Calvi, si presentò come frate Bonaventura Cosmio quindi come pre Valerio Trono, e non mancò di prendersela contro i costumi dissoluti dei frati locali. Affascinato dalla fama della sua predicazione e del suo insegnamento, il governatore genovese della Corsica, Franco Pasaggio (lui stesso di simpatie filoriformate) lo chiamò a Bastia come maestro pubblico e come precettore del figlio. Nel gennaio 1552 tuttavia fu arrestato per ordine del governo genovese e trasferito nella capitale: il Cicuta riuscì allora abilmente a far passare in secondo piano la sua attività di spionaggio politico, e fu condannato nel giugno 1553 a lievi pene per apostasia. Fuggito quasi subito dal convento in cui era stato confinato, riparò nei Grigioni, a Coira e a Vicosoprano, dove, sotto il nuovo falso nome di Aurelio Scitarca, fu pastore riformato e maestro di scuola. Ma soprattutto lavorò ancora per i Francesi, sfruttando il suo ruolo di pastore e maestro per convincere quanti più svizzeri possibile ad arruolarsi come mercenari per il re di Francia.
Verso la fine del 1559 si recò a Milano per offrire i propri servizi (e informazioni riservate) al governatore spagnolo di quello Stato. Nel 1560 fu incarcerato, ma nel 1562 riuscì ad evadere, rifugiandosi a Venezia, con l'intenzione di offrire le proprie competenze militari alla Repubblica.
Fu tuttavia nuovamente arrestato dall'Inquisizione e condannato nel 1564 all'abiura pubblica e al carcere a vita. Nell'aprile 1570 fu però liberato su richiesta del governo veneziano, che intendeva servirsi delle sue competenze militari nella guerra contro i Turchi. Questa è l'ultima traccia che si ha di lui: probabilmente partì per la guerra senza più fare ritorno.
Bibliografia
- Cesare Santus, Cicuta, Aurelio Natale, in DSI, vol. 1, p. 331.
- Silvana Seidel Menchi, Erasmo in Italia, 1520-1580, Bollati Boringhieri, Torino 1987.
- Natalie Zemon Davis, Le retour de Martin Guerre, Robert Laffont, Paris 1982 (ediz. ital.: Il ritorno di Martin Guerre. Un caso di doppia identità nella Francia del Cinquecento, Einaudi, Torino 1984).
Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]