Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Assuero Bispiach (o Busbrach), originario della Westfalia, si trovava a Bologna nell'ottobre 1615, allorché si ammalò e dovette esser ricoverato in ospedale. Riconosciuto come luterano dal cappellano che lo interrogò sulla sua fede religiosa, fu denunciato al Sant'Uffizio. Il 9 novembre 1615, ormai ripresosi dalla sua infermità, fu trasferito nelle prigioni dell'Inquisizione. Sottoposto a processo, fu appurato che negava l'intercessione della Vergine e dei santi, l'utilità delle indulgenze, l'autorità del papa e della Chiesa romana, la necessità dei digiuni liturgici, la presenza reale di Cristo nell'eucarestia. L'Inquisizione di Bologna inviò la documentazione processuale a Roma e la Congregazione del Sant'Uffizio deliberò nel maggio 1616 che l'imputato dovesse essere condannato al carcere perpetuo, a patto però che si sottomettesse all'abiura. Nonostante le pressioni perdurate per oltre due anni, Assuero si rifiutò di abiurare. Si sospettò che la sua ostinazione fosse dovuta a infermità mentale, ma i medici consultati in proposito lo esclusero. Il Sant'Uffizio di Bologna, infine, lo condannò a morte il 4 novembre 1618. L'indomani fu impiccato e bruciato in piazza S. Petronio.
Bibliografia
- Antonio Battistella, Il S. Officio e la riforma religiosa in Bologna, Zanichelli, Bologna 1905, pp. 107 sgg.
- Michelangelo Gualandi, Un auto da fè in Bologna il 5 novembre 1618, s. n., Bologna 1861, p. 17.
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]