Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Antonio Saldagna è stato un precettore ed ex frate portoghese, processato dall'Inquisizione di Venezia tra il 1579 e il 1580 e condannato per negromanzia.
Si presentò spontaneamente al Sant'Uffizio di Venezia l'11 gennaio 1579, per denunciare un gruppo di portoghesi di origini ebraiche ritornati all'ebraismo con i quali aveva avuto contatti, facendo i nomi in particolare di Michele Vaz e Giorgio Lopez, ma anche di Gaspar Ribeiro e di suo figlio João. Le accuse contro il gruppo furono confermate, in un interrogatorio svoltosi il 21 gennaio 1579, da un altro testimone, Stefano Noghera, eccentrico personaggio, che rivendicava di essere figlio dell'inquisitore di Coimbra e di essersi infiltrato nel gruppo, fingendosi un ex gesuita di origini converse.
Saldagna fu però smascherato dalle persone da lui accusate, rivelandosi essere un ex francescano chiamato fra Emanuel, che aveva predicato a Lisbona prima di sfratarsi e che a Venezia si guadagnava da vivere come precettore e aveva vissuto alcuni mesi nel ghetto. Fu quindi arrestato, insieme al suo amico spagnolo Francesco Oglies. Messo alle strette, Saldagna confessò il 15 settembre 1579 di aver incontrato quest'ultimo in compagnia di don Gregorio Giordano, cappellano delle monache di S. Chiara, e che quindi la piccola comitiva si era recata al convento dei Frari, dove li attendeva fra Cesare Lanza, maestro in teologia, amico di don Gregorio, per discutere di spiriti e dei servizi che la loro evocazione poteva recare. L'indagine inquisitoriale si concentrò quindi sul tema della negromanzia ed emerse che il gruppo era alla ricerca di un tesoro nascosto nei monti veronesi, che contava di poter trovare grazie appunto all'aiuto degli spiriti. Emerse che anche Giulio Francesco Morosini, patrizio veneziano, faceva parte della conventicola dei negromanti.
Infine Saldagna, con gli altri membri della conventicola, fu condannato come eretico e fece abiura pubblica a S. Marco nel febbraio 1580. Restò in carcere fino al 16 novembre 1581, venendo quindi bandito a vita dal territorio della Serenissima.
Bibliografia
- Romano Canosa, Storia dell'Inquisizione in Italia: dalla metà del Cinquecento alla fine del Settecento, vol. 2: Venezia, Sapere 2000, Roma 1987, pp. 76-77.
- Pier Cesare Ioly Zorattini (a cura di), Processi del S. Uffizio di Venezia contro ebrei e giudaizzanti, t. IV, 1571-1580, Olschki, Firenze 1985, pp. 15-17 e 131 sgg. (dove sono pubblicati gli atti del processo contro Cesare Lanza, Gregorio Giordano, Francesco Oglies, Giulio Francesco Morosini e Giovanni de Schioffi).
Article written by Daniele Santarelli & Domizia Weber | Ereticopedia.org © 2022
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]