Antonio di Francesco (da Faeto)

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Antonio di Francesco da Faeto è stato un eretico calvinista perseguitato dall’Inquisizione romana nel 1608-1609.

Pugliese, proveniente da quelle terre che avevano visto nel Cinquecento un'ampia diffusione del valdismo (e quindi del calvinismo) e la sua conseguente repressione, aveva abbracciato idee eterodosse ed era emigrato a Ginevra. Fu denunciato all’Inquisizione di Siena il 29 novembre 1608. La denuncia partì da Montalcino e ne fu autore Antonio Caccamo, napoletano. Quest’ultimo, che ritornava da un pellegrinaggio a Mondovì con un compagno di viaggio, aveva incrociato Antonio di Francesco nei pressi di Cascina, e quest’ultimo si era aggregato alla piccola comitiva nel viaggio verso Sud, tentando di convertire i compagni di viaggio al calvinismo. A seguito della denuncia, Antonio di Francesco fu arrestato e tradotto a Siena. Dagli interrogatori risultò che aveva vissuto 12 anni a Ginevra. L’Inquisitore di Siena, Arcangelo Mondani, trasmise il suo caso a Roma e il cardinale Pompeo Arrigoni deliberò, comunicandolo all’inquisitore senese con lettera del 24 gennaio 1609, che l’eretico fosse estradato a Roma. Detenuto nelle carceri del Sant’Uffizio romano, Antonio di Francesco finì per cedere e pentirsi sin dall’aprile 1609. Dalla poca documentazione superstite è noto che in seguito fu torturato perché confessasse appieno e facesse nomi di eventuali complici. Sul suo comportamento in carcere furono interrogati i compagni di detenzione Sisto da Colle (frate minore conventuale apostata), Antonio Graziadei Colombini, Nicola Adamo e Olimpio Leonoro (questi ultimi tutti sotto processo per poligamia). Alla fine del 1609, dopo la tortura, la sua vicenda processuale volgeva al termine: il pentimento e la conseguente disponibilità all’abiura fecero sì che venisse trattato benignamente, come attestano i verbali delle riunioni dei cardinali del Sant’Uffizio del 24 novembre e del 3 dicembre 1609, ultime testimonianze che si hanno su Antonio di Francesco.

Bibliografia

Voci correlate

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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