Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Antonio di Colella Grosso, originario di Policastro, nel Regno di Napoli, fu bruciato sul rogo a Roma in piazza Navona l'8 febbraio 1559, come eretico impenitente. La sua vicenda è nota esclusivamente attraverso i registri della confraternita romana di S. Giovanni Decollato, dai quali emerge la fermezza con la quale egli si mantenne saldo nelle sue convinzioni fino all'ultimo: "non si volse mai confessare, anzi stette sempre pertinace nella sua ostinatione, non fece testamento alcuno, ne lassar memoria alcuna di se".
Bibliografia
- Luigi Amabile, Il Santo Officio della Inquisizione in Napoli, Lapi, Città di Castello 1892, vol. I, p. 230.
- Domenico Orano, Liberi pensatori bruciati in Roma dal XVI al XVII secolo, Bastogi, Foggia 1980 [1904], p. 8.
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]