Cornelio, Antonio

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


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Antonio Cornelio (Piedimonte Matese, 28 maggio 1871 – Lucca, 26 marzo 1943), già frate francescano, è stato un "evangelista"1 valdese, particolarmente attivo nell'Italia meridionale.

Biografia

Antonio Cornelio nacque da una famiglia borghese a Piedimonte d’Alife (l'attuale Piedimonte Matese) il 28 maggio 1871. Il 15 settembre 1878 entrò nel seminario diocesano di Piedimonte, che poi lasciò per entrare nell’Ordine degli Alcantarini, un ramo riformato dei Francescani. L’8 dicembre 1894 fu consacrato sacerdote con il nome di Padre Agostino e per pochi anni svolse l’attività di professore di filosofia e teologia. La conoscenza di un mercante svizzero evangelico e l’invito a tenere una predica contro i protestanti nel Duomo di Benevento spinsero Cornelio a procurarsi libri vietati per conoscere e confutare le dottrine evangeliche. Attraversando un periodo di crisi spirituale, Cornelio si avvicinò poi a Teofilo Gay, pastore valdese in Napoli. La scoperta da parte dei suoi superiori di libri proibiti, nascosti in cella, lo fece scomunicare ed esonerare dall’insegnamento, costringendolo ad un lungo periodo di penitenza nel convento napoletano di Santa Lucia al Monte, da cui fuggì rocambolescamente, convertendosi al protestantesimo. Grazie alle raccomandazioni del pastore Teofilo Gay, il primo gennaio 1898 Cornelio fu ricevuto come studente nel Collegio Teologico della Chiesa Evangelica Italiana e dal giugno 1908 fu pastore evangelico tra Bassignana (Alessandria) e Palermo fino al maggio 1899 quando la Chiesa Evangelica Italiana, chiudendo, lo licenziò. Il primo ottobre 1899, a Roma, entrò nella Chiesa Metodista Episcopale e fu evangelista a Foggia finché a ottobre 1901 aderì alla Chiesa valdese e l’anno dopo sposò Milca Falchi, originaria di Bassignana, con cui ebbe cinque figli. Fu evangelista valdese in varie comunità dell’Italia meridionale, lavorando senza posa, anche nei duri anni del primo conflitto mondiale, continuando ad intrattenere una fitta corrispondenza con i capi distretto e gli altri esponenti della Chiesa valdese, da cui emerge il suo notevole spessore psicologico. Conclusa per problemi di salute l’esperienza meridionale nel maggio 1925 fu trasferito infine a Lucca nel 1930. Per problemi di salute, fu costretto ad interrompere il servizio attivo nel 1934. Morì a Lucca il 26 marzo 1943.

Per approfondire

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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