Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Antonio Badaello è stato un abitante della Valsassina, ingannato nel 1491 da un inquisitore che gli aveva estorto del denaro.
Antonio Badaello nel 1491 invia una supplica al duca di Milano, Gian Galeazzo Maria Sforza, lamentando il fatto che un inquisitore, dopo avergli detto che su di lui pendeva un’accusa di eresia, si era fatto consegnare una somma di denaro e quattro cinture ornate d’argento e in cambio di ciò l’imputazione era subito risultata priva di fondamento. Antonio è quindi convinto che sia stata perpetrata una frode nei suoi confronti e chiede giustizia.
Il duca, poiché nel frattempo l’inquisitore era passato in Valtellina, scrive, tramite il suo segretario Bartolomeo Calco, al capitano di quel territorio, ordinandogli di convocare l’inquisitore e di fargli restituire quanto tolto ad Antonio. Come sarebbe stata degna azione punirlo, se colpevole, così è giusto che ad Antonio, non colpevole, non sia sottratto nulla col falso pretesto di un’accusa. Se l’inquisitore non restituirà ciò che ha ricevuto da Antonio, deve sapere che saranno presi provvedimenti gravi nei suoi riguardi.
La missiva del duca al capitano della Valtellina è accompagnata dalla supplica di Antonio Badaello, nella quale certamente compare il nome dell’inquisitore.
Fonti archivistiche
Article written by Ezio Barbieri & Maria Carla Maggi | Ereticopedia.org © 2020
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]