Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Antoine-Louis Seguier (Parigi, 1° dicembre 1726 - Tournai, 26 gennaio 1792) è stato un magistrato francese, avvocato generale al Parlamento di Parigi, presidente dell’Accademia di Francia.
Biografia
Nasce a Parigi il 1° dicembre 1726 e muore a Tournai il 26 gennaio 1792. Appartiene all’antichissima famiglia di celebri magistrati risalente al ‘400 in cui si annovera Pierre I che fu presidente a mortier di Enrico II nel 1550 e Pierre III che fu guardasigilli nel 1633 e poi Cancelliere nel 1635 del primo ministro cardinale Richelieu insieme al quale fondò l’Academie Francaise. Il padre di Antoine-Louis era consigliere al Parlamento di Parigi. Tramite la seconda figlia di Pierre III, la famiglia Seguier aveva acquisita una lontana parentela con i Borboni: sembra che per questo, oltre che per il prestigio della famiglia, Luigi XV prende sotto la sua protezione il giovane Antoine-Louis, che viene educato dai gesuiti nel celeberrimo collegio Louis Le Grand e che, dotato in letteratura, diritto ed arte oratoria, ottiene dal Re la carica di Avvocato allo Chatelet a soli ventidue anni (1748). Nel 1751 è già Avvocato al Gran Consiglio e poi (1755) succede a d’Aguesseau, gran giurista in materia criminale, come Avvocato Generale al Parlamento di Parigi, carica che conserva fino al 1790 quando i Parlamenti furono aboliti. Pare che nel ‘68 non raggiunse la carica di Cancelliere solo per l’opposizione di Choiseul.
Nel 1757 per le sue doti di oratore ed erudito e con l’appoggio di Luigi XV, entra nell’Accademia di Francia occupando il posto di Fontenelle. Nel discorso di ingresso ricorda il suo avo cofondatore dell’Accademia, ed elogia Fontenelle: “filosofia della scienza, saggia libertà di pensiero, filosofia della ragione”. Nell’Accademia si fa ben presto molti nemici: convinto di dover combattere i philosophes perché nemici della religione e della monarchia, li trova proprio tra i colleghi accademici. Nel 1770 pubblica per ordine del Re e, pare, contro la volontà del Parlamento, la requisitoria che diventa una sorta di manifesto contro i filosofi ed i libri irreligiosi. Conduce vita dispendiosa tanto da accumulare debiti che il Re ripiana in parte donandogli una notevolissima dote per il suo matrimonio. Dopo il lit de justice del 7 dicembre 1770 in cui Maupeau decreta lo scioglimento dei Parlamenti, Seguier rimprovera i magistrati per la ribelle interruzione del servizio come meritevole di punizione. Ed, effettivamente, il Re reagisce nel gennaio del 1771 esiliando i magistrati. Seguier non viene punito né in quella occasione né dopo il lit de justice del 13 aprile 17711 in cui osa una forte contestazione dei Parlamenti Maupeau. Allora, per condividere la sorte dei colleghi, si dimette per riprendere la sua carica solo nel 1774 con il rientro dei Parlamenti voluto da Luigi XVI.
Ma ora il clima della corte nei confronti di Seguier è cambiato radicalmente. Lo zelo con cui egli condanna gli scritti sediziosi, così come i suoi interventi in opposizione ai tentativi di riforma in materia di commercio, giustizia e privilegi non sono approvati né dal monarca né dal suo Consiglio.
Nel 1786, Seguier viene direttamente interessato dal celebre processo dei Tre uomini condannati alla ruota, che lo vede schierato contro Luigi XVI ed i suoi due guardasigilli avvicendatisi nell’incarico (prima Armand-Thomas Hue de Miromesnil2, contro Condorcet nel ruolo di consigliere del Re ed i massoni appartenenti sia alla loggia parigina delle Noeuf Soeurs che alla loggia di Rouen della Perfaite union.
Si tratta del processo tenutosi tra 1783 e 1785 contro tre contadini di Troyes accusati ingiustamente di furto notturno, con effrazione e violenze: il 11 agosto essi erano stati condannati alla galera dal giudice di baliaggio di Chaumont, mentre in appello, il Parlamento di Parigi li aveva condannati a morire sulla ruota.
Uno dei giudici parigini, Freteau de Saint Just che sarà deputato agli Stati Generali per la Nobiltà, convinto dell’errore giudiziario, chiama Charles-Marguerite Dupaty, allora presidente della Grand Chambre di Bordeaux, philosophe e massone, consigliere di Miromesnil per la riforma del Codice criminale ed amico di Condorcet.
Dupaty scrive una prima Memoria difensiva per tre Uomini condannati alla ruota nel febbraio 1786 in cui non solo accusa apertamente la polizia di corruzione e la magistratura di ogni grado di colpevole negligenza e di interessi personali, ma dimostra in modo inequivocabile le carenze, ingiustizie e crudeltà della legislazione criminale.
La sua Memoria viene sostenuta da Condorcet che, il 21 giugno 1786 , pubblica un primo libello anonimo dal titolo Reflexion d’un citoyen non gradué sur un proces tre connue.
I magistrati affidano a Seguier la difesa dell’operato delle corti di giustizia e della loro autonomia decisionale, per ribadire il divieto di criticare leggi, sentenze e metodi della magistratura. Con una celebre Requisitoire di 360 pagine la cui lettura durò nove ore e fu tenuta in tre sedute straordinarie delle Camere di Consiglio con avvicendamento di nove avvocati lettori, Seguier porta (11 agosto 1786) il Parlamento di Parigi a condannare la Memoria di Dupaty alla lacerazione e rogo3.
Ad eclatante prova degli schieramenti, questa sentenza viene subito cassata dal Guardasigilli in nome del Re, ma il Parlamento, con nuova sentenza del 20 agosto 1786, ribadisce la condanna di Dupaty. Luigi XVI reagisce il 26 agosto chiedendo di visionare la Memoria e, nell’attesa, sospende le due sentenze del Parlamento di Parigi e vieta la pubblicazione della Requisitoria dell’avvocato generale4.
A fianco di Dupaty si schiera la Loggia delle Noeuf Soeurs, mentre Condorcet pubblica un secondo libello: Recit de ce qui s’est passé au Parlement de Paris le mencredì 20 aout 1786 in cui denuncia la negazione del diritto del cittadino ad appellarsi contro l’ingiustizia.
Nei primi sei mesi del 1787, Dupaty, forte del favore del Re, pubblica in sequenza altre quattro Memorie5 estremamente esplicite verso Seguier ed il Parlamento.
La perseveranza di Dupaty vince: i due processi contro i tre uomini vengono cassati e la procedura riavviata ex novo. Qui, sia in prima istanza che in appello (concluso nel dicembre 1787) i tre uomini vengono assolti con diritto di rivalersi sui i denunzianti ed i giudici.
Seguier continua ancora ad attaccare Dupaty come perturbatore dell’ordine pubblico ma i suoi scritti vengono sistematicamente censurati per decreto del Re e lo rendono sempre più impopolare nell’ambiente dei philosophes.
Nel lit de justice del 8 maggio 1788, Luigi XVI compie l’ultimo ed inutile tentativo di riformare la giustizia, accogliendo le istanze dei suoi ministri e consiglieri.
Con due editti6.
Sempre uguale a se stesso, alla vigilia degli Stati Generali accusa di sedizione gli studenti di Nantes e far condannare al rogo dal Parlamento la loro Dichiarazione. Con la soppressione dei Parlamenti, decretato della Costituente nel 1790 Seguier si ritira a vita privata ma, minacciato da libelli che lo additano alla vendetta rivoluzionaria lascia la Francia. Si ritira in Savoia e poi a Coblenza dove entra in contatto con i principi emigrati che gli propongono di progettare il nuovo Parlamento per la Francia Restaurata. Scrive in proposito una memoria che non sarà mai utilizzata, ma non accetta di collaborare con gli emigrati. Nel 1792 rientra a Tournai e vi muore per un attacco apoplettico. È sepolto nella chiesa di Saint-Jacques con un epitaffio scritto dal figlio, divenuto primo presidente del Parlamento di Parigi dopo la Restaurazione. Il suo Eloge è stato pronunciato all’Institut dal grande giurista, uomo di lettere, filosofo ed accademico, conte Portalis.
La figura e l’opera di Seguier
Il nome di Seguier è collegato alle azioni positive per via giudiziaria mirate al mantenimento dello statu quo di Ancien Régime, all’opposizione ai tentativi di riforma della Giustizia criminale nella Francia di Ancien Regime effettuati da Luigi XVI su impulso dei filosofi e della Massoneria ed al conflitto istituzionale tra i Parlamenti e la Corona durante i regni di Luigi XV e di Luigi XVI
La sua figura politica è dunque oggetto di opposti pareri: da una parte i Parlamenti e l’intero corpo degli amministratori di Giustizia e, dall’altra, la compagine dei philosophes. Luigi XV premia le sue posizioni conservatrici, ma lo allontana. Per opposte ragioni, Luigi XVI alla sua incoronazione nel 1774 conserva l’incarico a Seguier apprezzando il discorso del 13 aprile del 1771, ma gli diventa ben presto apertamente ostile.
Seguier, per le sue eloquenti requisitorie lunghe e piene di dottrina, erudizione e citazioni storiche è internazionalmente conosciuto (ricevette omaggi anche dal re di Danimarca, di Svezia, di Austria e Russia che presenziarono le sue udienze solo verificare la fama). Nel 1768 Seguier parla contro Clemente XIII che voleva imporre ai monarchi il rientro dei gesuiti in nome della inviolabilità del potere.
Alcune delle cause vinte da Seguier: fece restituire l’eredità ai legittimi eredi che il defunto aveva diseredato a favore dei poveri; smascherò una donna corrotta che, grazie alla relazione illecita con il defunto ne aveva ottenuto l’eredità, sostenendo che la legge non protegge l’impudicizia; difese la moglie ripudiata di un ebreo: questi, convertitosi al cristianesimo, voleva invalidare il matrimonio ebraico per sposare cristianamente un’altra donna; difese il diritto di proprietà degli autori di libri sulle loro opere.
È celebre la sua Requisitoria del 18 agosto 1770, edita dalla Stamperia Reale di Luigi XV, in cui difende la società dei tre ordini nella loro rigida divisione funzionale e storica. In essa, associa i destini della religione, della monarchia e della società di ordini come minacciati dalla filosofia: “Fino a quando si abuserà della nostra pazienza? […] lo scopo principale di questa lega criminale è distruggere l’armonia tra gli ordini stabilita nel passato […]. Libertà di pensiero, ecco il loro grido, con una mano essi tentano di distruggere il trono, con l’altra vogliono rovesciare gli altari […]. Eloquenza, poesia, storia, romanzi, persino i dizionari, sono stati infettati […], l’empietà attacca parimenti la Chiesa e lo Stato, minando sia l’ordine civile che spirituale […]. Si vuole portare il popolo al convincimento che i Re non hanno altra autorità che quella che viene loro affidata, che esso ha diritto a controbilanciarla, moderarla, limitarla, a chiederne conto e persino a toglierla […]”.
Con la requisitoria del 25 maggio 1781, chiede, ed ottiene dal Parlamento di Parigi, il carcere ed il sequestro dei beni per Raynal e lacerazione e rogo per il suo libro Histoire philosophique et politique des Etablissemens et du commerce des Europeens dans les deux Indes, con la argomentazione: “lo spirito filosofico diventa sempre più presente, si riproduce incessantemente sotto nuove forme e sotto nomi diversi; lo scetticismo altera e denatura i fondamenti della morale, l’empietà non teme più di profondere le sue bestemmie in opere perniciose partorite nell’oscurità”.
Interviene autorevolmente contro i tentativi di riforma della legislazione e delle procedure criminali. Nella giustizia di Ancien Regime, sopravvive il principio della vendetta, solo sublimato in “vendetta pubblica” cioè affidata alla mano di una Istituzione che agisce in nome di un potere riconosciuto. I Parlamenti sono la colonna portante del sistema giudiziario, sono “i veri depositari dell’autorità regale, i Dispensatori della Giustizia, i Vendicatori dei Crimini”7, e Seguier, come titolare de “la Legge nel santuario della Giustizia”, li considera i “depositari degli ordinamenti…. i difensori dei diritti della corona… i guardiani della legge … e voce dei popoli…”
Per illuministi, massoni e libertini che, da Beccaria in poi, inondavano i tribunali e la Società con scritti e Memorie di critiche e proposte di riforma, Seguier rappresenta il difensore di una giustizia auto referenziata e dogmatica, in cui i magistrati si sentono al di sopra del giudizio profano e le leggi sono perfette in quanto esistono. È significativa la frase della Requisitoire contro la Memoria di Dupaty: “Un filosofo dirà: la prova che risulta dalla deposizione di due testimoni necessari è solo un indizio e se la giustizia condanna su indizi io sono esposto a perire sul patibolo. La Giustizia gli risponde attraverso la nostra bocca: la deposizione di due testimoni necessari non è un indizio e se io la respingo, tutti i cittadini affidati alla mia custodia saranno esposti ad essere sgozzati impunemente“ che esprime il cieco affidamento e la discrezionalità pretesi dal magistrato, insieme al rifiuto i motivare il proprio parere e sentenza. Nella medesima requisitoria, nega la necessità di un avvocato difensore degli imputati perché: “gli imputati hanno già un avvocato che veglia sui loro interessi: si tratta del Procuratore Generale che è parimenti incaricato del perseguirli e del difenderli, il suo ministero vede, nel criminale che egli accusa, solo un cittadino”.
E ancora: “solo il Crimine si intimidisce, trema, impallidisce e si emoziona entrando nel santuario della Giustizia […] bisogna solo provare che il crimine è stato commesso da un altro o che l’accusato non ha potuto commetterlo. Per rispondere su un fatto così semplice, un avvocato è inutile.“
Dotato di grande cultura e intelligenza, Seguier sostiene le sue tesi conservatrici con argomentazioni basate sui principi liberali di merito e giustizia sociale che costituivano il bagaglio ideologico dei philosophes. Il 24 settembre 1788 nel comunicare ai magistrati che il Re ha convocato gli Stati Generali per il gennaio ‘89 e ripristinato i Parlamenti, così rievoca la vicenda: “le disposizioni dell’editto relativo all’ amministrazione dei giustizia erano contrarie sia a tutti gli interessi dei sudditi del Re che all’ordine stabilito da secoli nelle gerarchie tra le differenti istituzioni del regno […] Il piano era il sovvertimento dei tribunali e l’annientamento della giustizia nel regno.” La riforma è stata decisa “per un solo atto di volontà assoluta del sovrano […] un magistrato non può essere privato del suo ufficio se non nei casi previsti dall’ordinamento del regno”; “[…]il potere reale poggia sulla giustizia e la forza: questo rende il trono invincibile. […]Quando la legge è stata chiesta dagli stati, concessa dal Re ed acconsentita dalla Nazione, essa diventa il diritto pubblico del Regno e non è più nella libertà del monarca annullarla con un solo atto della sua volontà suprema: è degno di un sovrano ammettere di essere anche lui sottoposto all’impero delle leggi. […] Non si possono cambiare le forme osservate dall’antichità senza alterare la fiducia del popolo, compromettere l’autorità e mettere a rischio la tranquillità sociale. Se fosse possibile abolire arbitrariamente le leggi antiche, ogni nuovo regno avrebbe un nuovo sistema di leggi, nuovo sistema di finanze e di governo. L’ordine stabilito sarebbe sconvolto e ci sarebbero solo leggi estemporanee […] è questa immutabilità delle leggi che i magistrati non cesseranno mai di pretendere […] I magistrati esercitano l’autorità del Re; è in suo nome che essi si pronunciano, ed è in nome della nazione che essi protestano”.
Seguier, dunque, si batte a favore di tutti i capisaldi dell’Ancien Regime: nel 1776, a commento delle riforme di Turgot mirate all’eliminazione delle corporazioni presenta a Luigi XVI (12 marzo 1776 in lit de Justice) un Discorso che denuncia “legge distruttiva di tutte le leggi dei vostri predecessori […] Il clero, la nobiltà, le corti sovrane, i tribunali inferiori e i loro funzionari, le università, le accademie, le compagnie di finanza, tutti i corpi dello stato possono essere visti solo come una unica catena.” Nessun anello di questa catena può essere distrutto: “[…] sire, vi dicono che lo scopo delle riforme è liberare il commercio dagli impedimenti delle regole. Noi vi diciamo esattamente il contrario: queste regole sono alla base della floridezza del commercio francese che, infatti è florido e invidiato.” Inoltre, “dare la libertà a chiunque di vendere le proprie merci, di tenere magazzino ed aprire un negozio significa violare la proprietà dei mastri dato che la maestranza è una vera proprietà reale che si acquista e di cui si gode in base a certe regole”. Raccomanda l’accorpamento in unica corporazione dei mestieri simili (panettieri, rosticcieri e trattori oppure ebanisti e falegnami) e la apertura di maestranze femminili per parrucchiere, sarte, modiste come utile protezione della virtù di chi non ha sostentamento.
Dicono di lui
Luigi XV diceva: “è veramente il mio avvocato generale, sono stato io a condurlo qui”
L’accademico storico e letterato Duclos, in occasione dell’ammissione di Seguier alla Accademia disse: “ecco un nome che può prescindere dal merito ed un merito che può prescindere dal nome.”
Il poeta letterato enciclopedico e massone Antoine-Leonard Thomas nel 1770 così parla nell’Academie de France alludendo a Seguier: “Saremmo forse ancora in quel tempo in cui la fierezza ignorante pensava che possedere lumi fosse irrilevante per rivestire una carica? che l’arte di guidare Stati ed uomini si apprendesse molto più in quell’ozio attivo e in quel contrasto di piccoli movimenti che si chiama mondo piuttosto che con lo studio della politica e con una grande comunione di idee concentrate sui problemi? che la necessità di nozioni fosse una ridicola superstizione, che le cariche facessero i talenti? che gli uomini di un certo rango possedessero un istinto che supplisce a tutto? che talvolta fosse persino pericoloso mettere in campo certi uomini singolari che usano ragionare prima di agire, che credono nell’esistenza degli abusi e nella possibilità di riformarli, che hanno la mania di migliorare per arrivare al sogno di rendere l’uomo felice e che sono sempre tentati dalla convinzione che si possa sempre fare meglio di quanto sia stato fatto in duemila anni? No, i pregiudizi dell’ignoranza adottati per orgoglio, che alcuni vorrebbero spacciare per profonda e sottile filosofia, non sono più fatti per il nostro secolo. Oggi tutti i dignitari dello Stato e della Chiesa percepiscono troppo bene quanto è grande l’influenza dei Lumi sulle menti, sulle anime e sulla felicità dei popoli […]. Si vedono talvolta uomini che odiano i lumi e temono i talenti, ma gli uomini veramente illuminati e giusti sono sempre stati superiori a questa debolezza. Quelli che non hanno mai dovuto arrossire, quelli per i quali il merito non è un’offesa, quelli a cui la parola Posterità non fa mai abbassare gli occhi, quelli che avrebbero diritto di offendersi se li si rispettasse solo per la carica che rivestono: ebbene questi non temono Demostene che parla con eloquenza dei mali del suo paese […]”. Il Maupeau, su denuncia di Seguier, ne proibì la pubblicazione.
Il gesuita Augustin Barruel, teorizzatore del complotto filosofico-massonico contro Cristianesimo e Monarchia, riferisce il discorso del 18 agosto 1770 onora Seguier per la requisitoria con cui condanna Dieu et les hommes di Voltaire, Le chistianisme devoilé di Damilaville, Systeme de la Nature di Diderot, Examen Critique di Leroy8.
Il Michaud (Biographie des hommes vivants) dopo il 1850, commenta così il ruolo di Seguier nel processo dei tre uomini: “Si videro con grande scandalo, alcuni magistrati denunciare all’opinione pubblica la sentenza scritta da loro colleghi e, in una pretesa Memoria difensiva, trascinare la legislazione criminale del loro paese al disprezzo e all’odio dei contemporanei. Seguier si incaricò di vendicare l’onore dei magistrati e il rispetto delle leggi in una requisitoria che può essere guardata come un pezzo ammirevole di giurisprudenza criminale. Ma quel bel monumento di eloquenza, giustizia e ragionevolezza non riuscì ad ottenere i benefici della pubblicità […] d’altra parte tutti gli eventi mostravano i segni di una lotta spaventosa […] la distruzione della magistratura doveva rappresentare i primi successi”.
I rappresentanti agli Stati Generali del III Stato della Bretagna, a seguito della condanna al rogo ottenuta da Seguier al Parlamento di Parigi per la loro Dichiarazione, a loro volta denunciano Seguier al Re perchè “con arte funesta e metodo odioso, troppo esperto nella scienza delle parole“ ha travisato i documenti processuali per sostenere un’accusa ingiusta. E, “poiché la requisitoria oltraggia il popolo Bretone e, nel calunniarlo, potrebbe produrre i funesti effetti di rianimare o coltivare temibili pregiudizi e rafforzare odi e divisioni, chiedono al re che sia condannata e soppressa l’opera di un magistrato, parziale ed incompetente, che ha ecceduto i limiti delle sue funzioni e del suo potere”.
Nel libello controrivoluzionario anonimo Mr Antoine Seguier traité comme il merite, pubblicato durante la Costituente viene così ricordato: “da questi estratti, voi lettori potrete capire se Seguier debba essere accostato al profeta di Salon, all’astrologo di Liegi, alla strega del ex prete Dom Gerle o se debba porsi a fianco di Polibio ed vivere insieme con gli Scipioni nel più bel secolo della Repubblica di cui previdero il futuro asservimento”.
Bachaumont, che con la sua rivista clandestina segue attentamente la vicenda dei tre uomini condannati alla ruota, pubblica questi versi anonimi dedicati ai due antagonisti Dupaty e Seguier: “Questo prima Istituzione di Francia, così fiera e vile insieme, più barbara ancora delle nostre barbare leggi, che combatte ogni giorno in difesa della sua antica ignoranza, arma contro di te la sua fanatica intolleranza. Mancava alla sua vergogna quest’ultimo disonore, mancava questo trionfo al grande oratore. Ma se, senza rimorso, ha sgozzato innocenti, potrà senza arrossire folgorare il loro difensore”. (Memoires secretes del 9 aprile 1786)
Julien Dentand, filosofo e protagonista della Rivoluzione Svizzera pubblica un libello sulla vicenda dei “tre uomini condannati alla ruota”: in cui esordisce: ”Le dimensioni stesse della requisitoria mi avrebbero convinto sull’imperfezione della legge criminale francese […] è impossibile che una legge che per giustificarsi abbia bisogno di tanti chiarimenti, tanti commentari e tante distinzioni convenga ad altri che non siano i Giureconsulti“
Il Conte Portalis, nel suo Eloge rammenta la ricca eredità di scienza e virtù ricevuta dai suoi avi, la sua memoria prodigiosa, la sua straordinaria eloquenza ed erudizione, il suo essere “depositario della intera tradizione del suo stato”, la sua competenza nelle leggi, l’equità naturale e saggezza per supplire all’assenza di leggi. Era il “sorvegliante dei costumi e delle opinioni” da qui l’attacco ai libri che minacciavano la religione, lo stato ed i costumi, ma la sua censura non degenerò mai né in intolleranza né in oppressione. Nella lotta dei Parlamenti contro il Re, seppe con equilibrio e onestà mentale difendere l’indipendenza della magistratura e l’autorità del monarca, parlando sempre per il bene del popolo e per la rettitudine dei principi per cui non ha mai sottoposto il dovere alle circostanze. Quanto alla sua opposizione alle riforme e alla libertà politica, allo spirito egualitario riferisce della grande confusione, contraddizione, ipocrisia, ambizione e abuso che regnava ovunque, compreso entro i parlamenti così fu difficile seguire il buon senso e il bene pubblico. Si fece molti nemici anche trai colleghi e fu attaccato con un libello Memoire pour les trois roué.
Gustavo III di Svezia, quando gli fu presentato Seguier disse: “bisognerebbe non essere europei per non conoscere il nome di un magistrato tante eloquente”.
Nel dicembre 1786, Condorcet in un discorso per la apertura dei corsi di matematica, astronomia e calcolo delle probabilità presso il Liceo Reale voluto da Luigi XVI9, allude così a Seguier ed alle sue affermazioni a favore delle corporazioni: ”Alcuni uomini, invece di trarre profitto dai progressi dello spirito umano, citano la caduta dei pregiudizi e degli errori coma causa di decadenza e depravazione. Essi fanno fatica ad accettare l’opinione ormai corrente che il titolo di uomo sia sufficiente per dare a colui che giudica di una verità, la libertà di crederci e il diritto di dirla. Ci sono ancora giuristi che criticano i filosofi perché considerano la ragione e l’esperienza come guide più sicure dei legislatori del basso impero”.
Il 20 maggio 1779, in occasione dell’inizio del veneralato di Franklin nella Loggia delle Nove Sorelle il poeta Mois in suoi versi satirici presenta Seguier come l’apologista dell’arbitrio, il campione dell’ingiustizia, il persecutore dell’innocenza e afferma: “disprezzate e coprite di vergogna, l’oratore magistrato che ha appoggiato la tirannide […] la verità si indigna di avere un simile difensore, nonostante il suo talento quest’uomo non è degno di accompagnare ai vostri piedi l’orfano piangente, nè di presentarvi le lacrime degli innocenti.“ Questi versi furono censurati su richiesta di Seguier.
Le sue opere
Seguier ha lasciato numerose Requisitoires, Mercuriales e Discours academiques ma le sue opere non sono mai state raccolte e sono reperibili in ordine sparso nelle raccolte degli atti parlamentari e delle sedute reali. Oltre a quelle già menzionate, ricordiamo:
- Requisitoria del 1765 contro il libro Histoire impartiale des jesuites
- Requisitoria del 1756 contro i primi due volumi dell'Encyclopédie
- Requisitoria del febbraio 1768 contro il Brief de Clement XIII du 30 janvier 1768 contre le duc de Parme
- Amour des lettres del 1770, discorso all’apertura dell’udienza del Parlamento
- Amour de la gloire, discorso del 12 novembre 1774 a benedizione e acclamazione di Luigi XVI
- Le droit d’un auteur de faire imprimer, requisitoria del 1779
- Esprit du siecle, discorso del 23 ottobre 1785;
- Sur la stabilité de la magistrature: discorso presso il Lit de justice del maggio1788;
- Discours prononcés dans l’Academie Francoise le jeudi 31 mars 1757 a la reception de M. Seguier, e Reponse de M. le duc de Nivernois au discours de M. Seguier, Brunet,Imprimeur de l’Academie, 1757;
- Requisitoire de Mr Seguier avocat general au parlement de Paris sur lequel est intervenu l'arret du Parlement du 28 aout 1770 qui condamne a etre lacerés et brulés differens livres ou brochures, comme empies, blasphematoires et seditieux, tendant a detruire toute idée de la divinité, a soulever le Peuple contre la Religion et le Gouvernement, a renverser tous les principes de la sureté e de l'honneteté publique et a detourner les sujets de l'obeissance due a leur souverain. Imprimé par Ordre expres du Roi, 1771 ;
- Discours de Séguier lors du lit de justice du 13 avril 1771;
- Memoire sur la necessité du retablissement des maitrises et corporations comme moyens d’ecourager l’industre et le commerce, prononcé le mardì 12 mars 1776 par M. Seguier;
- Requisitoire de M. de Seguier, Avocat-General, contre le Memoire publié en faveur de trois hommes condamnés a la roue par le Parlement de Paris, Simon, Paris, 1781;
- Discours prononcés dans l’academie francoise le jeudi 19 Juillet a la reception de M. de Chamfort, e Reponse de M. de Seguier directeur de l’Academie francoise au discour de Chamfort, Demonville, Paris, 1781;
- Discorso “au moment ou tous les membres de la Cour. rentrent sous ces voutes augustes », Extrait des registres du Parlement du 24 september 1788, Ed. par le Parlement, 1788 ;
Bibliografia
Sulla biografia:
- Biographie Universelle ancienne et moderne , Redigés par une Societè de gens de lettres et de savants, imprimerie Delagrave, Paris, 1816, (Michaud);
- Biographie universelle et portative des contemporains ou dictionnaire historique, MM Rabbe , Veilh de Boisjolinet Sainte Preuve, Paris, 1836;
- Precis Historique de l'ordre de la Franc-maconnerie, J.-C. Besuchet de Saunois, Rapilly Libraire, Paris, 1829;
- Une Loge maconnique d'avant 1789: la R.L. Les neuf Sœurs, L. Amiable, Alcan, Paris, 1897;
- Dictionnaire de Biographie francaise, publié sous la direction de Roman D’Amat, Librairie Letouzey et Ané, Paris , 1970;
Sul personaggio, i conflitti dei Parlamenti con la Corona, la riforma della Giustizia e
la vicenda dei Tre uomini:
- Jean-Etienne- Marie Portalis, Eloge d'Antoine-Louis Seguier avocat general au Parlament de Paris, prononcé a une Seance publique de l'Institut, le 2 Janvier 1806, H.Nicolle, Paris, 1806 ;
- Reponse de M. Thomas au discours de M. de Lomenie de Brienne – prononcé ne la seance publique del 6 settembre 1770 dell’Academie de France ;
- Lettre au roi des commissaires du tiers-etat de Bretagne par la quelle il denoncent a sa majeté le Requisitoire fait au Parlement de Paris, les Chambres assemblées les Pairs y seant, le 6 Mars 1789, par M. Seguier avocat general, Aprile 1789 ;
- Mr Antoine Seguier traité comme il merite ;
- Julien Dentand, Lettre sur la requisitoire de M. Seguier contre la Memoire publié en faveur de trois hommes condamnés a la roue, Amsterdam, 1787
- Barruel Augustin, Memoires pour servire a l'Histoire du Jacobinisme, Pitrat, Lione, 1798 ;
- Badinter Elisabeth, Remontrances de Malesherbes 1771- 1775, Texto, 2008, Paris
- Voltaire, Proces instruit Exstraordinairement contre Messieur de Caradeuc de la Chalotais et de Caradeuc, procureurs Generaux, Charette de la Anonimo, 1770 ;
- Cour de Cassation, Discorso Le droit, les lettres et la philosophie selon Portalis : Réflexions autour de son éloge à l’Académie Française d’Antoine-Louis Séguier, avocat général au Parlement de Paris, 2 janvier 1806 ; Institut Portalis, Aix-en-Provence, 5 décembre 2007
- J.-A. Servan, De l’influence de la philosophie sur l’instruction criminelle, da Oeuvres de Servan, Volume I, Didot, Paris, 1825;
- Legrand de Laleu, Recherches sur l'administration criminelle, Fantin, Paris, 1822;
- Cesare Beccaria, Dei delitti e delle Pene;
- Voltaire, Idées republicaines par un citoyen de Geneve, da Oeuvres Completes de Voltaire, Societé Litteraire, 1784, p. 187;
- Voltaire, Requete a tous les magistrats du Royaume del 1750, da Oeuvre completes de Voltaire, Societé Litteraire, 1784, vol. 29, p. 175;
- Voltaire, De la paix perpetuelle, da Gazette de Berne, 15 fevrier 1777;
- Voltaire, Commentaire sur le livre des delits et des peines del 1765 da Oeuvres completes de Voltaire, Societé Litteraire, 1784, p. 250;
- Code de la Librairie et Imprimerie de Paris decretato dal Consiglio di Stato nel febbraio 1723 e ripubblicato nel 1744 dalla Corporazione dei Librai e Stampatori;
- Condorcet, Reflexion d’un citoyen non gradué sur un proces tre connue, in Oeuvres de Condorcet publieés par Arago e O'Connor, Firmin Didot, Paris, 1847;
- Condorcet, Recit de ce qui s’est passé au Parlament de Paris le mencredì 20 Aout 1786, Ibid.;
- Vouglans, Institutes au droit criminelle, Le Bretonne, 1757, Paris, p. 151;
- Dictionnaire de l’Academie francaise, ed. 1762;
- C.-J. Ferriere, Dictionnaire de droit et de pratique, Dupleix, Toulouse, 1779;
- Encyclopedie di Diderot e d’Alembert, voci Remontrance e Enregistrement;
- Jourdan, Isambert e Decrusy , Recueil generale des ancienne lois Francaises depuis l’an 420 jusqu’a la Revolution de 1789, Belin-Leprieur, Paris, 1825;
- Charles Desmaze, Le Parlement de Paris, Michel Levy, Paris, 1859;
- Recueil d'edits et ordonnances royaux,Montalant, Paris, 1720;
- Recueil des edits, declarations, lettres-patentes, arrets, Borgogna- Marie Defay, Dijon, 1784;
- Recueil des edits, declarations, lettres-patentes, arrets et reglements du Roi, Normandia- Lallement, Rouen, 1774;
- Recueil des edits, declarations, lettres-patentes, arrets et reglements du Roi, Fiandre-Derbaix, Douay, 1785;
- Bachaumont , Memoires secretes;
- A.- M. Poullain du Parc, La Coutume et la Jurisprudence coutumiere de Bretagne, Vatar, Rennes, 1778;
- Delamare, Traité de Police, Brunet, Paris, 1778;
- La Poix de Freminville, Dictionnaire ou traitè de la police generale des villes, bourgs, paroisses et seigneuries de la campagne, Paris, 1775;
- L. Mavidal, Archives Parlamentaires de 1787 a 1860, Dupont, Paris, 1879;
- R. de Renneville, Inquisitions Francoise ou Histoire de la Bastille, E. Roger, Amsterdam, 1709;
- Diannyere, Eloge de M. le President Du Paty, Naples, 1789;
- Floquet, Histoire du Parlament de Normandie (1840-1843)
- Arlette Lebigre, La Justice du Roi, Albin Michel Editeur, Paris, 1988;
- Maria Antonietta Del Boccio, La Ruggine della Barbarie, Aracne, Roma, 2015.
Links
- Sito web del Ministero della Giustizia Francese: http://www.justice.gouv.fr/histoire-et-patrimoine-10050.html
- Sito web della Corte di Cassazione Francese: https://www.courdecassation.fr/IMG/File/pdf_2007/publications_2007/05-12-2007_aix-en-provence_portalis.pdf
Article written by Maria Antonietta Del Boccio | Ereticopedia.org © 2016
et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]