Cozzolino, Angelella

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Angelella Cozzolino nacque a Resina (Napoli) nel 1628; si ignora l’anno della morte.

Il caso di Angelella Cozzolino si inserisce in quella tipologia della “simulazione di santità” individuata da Giovanni Romeo in ambiente napoletano, messa in atto nel XVI secolo (cfr. G. Romeo, Una simulatrice di santità a Napoli nel '500: Alfonsina Rispola, in "Campania Sacra", 8/9, 1977/1978, pp. 158-218).
Tuttavia la vicenda di Angelella presenta, in parte, caratteri diversi e particolari. Caratteristica specifica del caso è il coinvolgimento di tutto un ambiente familiare che sostiene e indirizza l’azione della ragazza, in particolare il padre Nicola e la madre Apollonia. Il processo è infatti intentato contro Nicola Cozzolino. Da una parte, dunque, vediamo una ragazza tredicenne, Angelella, che dice di avere delle visioni e di aver ricevuto da un monaco di un santuario un olio che non si consuma e che sana ogni male; dall’altra assistiamo alle vicende della sua famiglia che in realtà gestisce la storia. Anche un personaggio di antica tradizione locale, “Ampellone”, che la tradizione voleva convertito al cristianesimo da san Pietro e fondatore della chiesa di Resina, viene evocato quale “santo garante” della stessa storia.
La vicenda si può sintetizzare in questa maniera: nel giugno del 1641, viene presentata una denuncia al Santo Uffizio. Francesco Antonio Scognamiglio, curato della chiesa di Santa Maria a Pugliano del casale di Resina, un paese ai piedi del Vesuvio, denuncia che in casa di uno dei suoi parrocchiani, Nicola Cozzolino, c’è una piccola ampolla di olio che si riempie da sola. Questa ampollina si trova davanti a delle immagini della Madonna di Pugliano. Nel frattempo Angelella si ammala di un male misterioso e dialoga con tale “Santo Ampellone”. Quest’ultimo le rivela di essere sepolto sotto un’enorme quercia davanti alla sua casa e le chiede di essere diseppellito insieme ad altri fedeli.
La storia di Angelella si caratterizza per una concezione arcaizzante della santità condivisa ben oltre la stretta cerchia della famiglia Cozzolino, e la ragazza attraversa pertanto i vari gradi che la porteranno infine alla “santità”: dapprima essa è ritenuta “spiritata”. Solo appoggiandosi ad una santità più antica, potrà, per la sua famiglia e il suo paese, varcare la soglia della “vera” santità. Ma questo riconoscimento non può poggiarsi soltanto sull’antichità di una tradizione narrativa quale quella del misterioso “Ampellone”, essa deve cercare anche di farsi accettare dall’ufficialità dell’istituzione ecclesiastica, per cui il racconto della ragazza si adegua ai formulari catechistici ormai diffusi: il “santo”, come un bravo catechista, fa le domande, Angellella risponde con le formule apprese dal sacerdote: “…[Ampellone] seguitò: chi è Dio? [la ragazza] rispose: è creatore e governatore dello Cielo e della terra…” (Archivio Storico Diocesano di Napoli = ASDN, Informatio, f. 4v). La ragazza diventa così un bene da difendere e tutto il paese partecipa alla sua causa: sono molti coloro che inizieranno a scavare per ritrovare i corpi santi che la misteriosa figura apparsa ad Angelella aveva invitato a diseppellire. L’inganno continua quando ella rivela che alcuni, usando l’olio della lampada, sono guariti dai loro mali.
Il caso Angelella appare, dunque, interessante per varie ragioni, e soprattutto perché dimostra come, alla metà del Seicento, i modelli più arcaici di santità taumaturgica, legandosi all’uso di immagini e reliquie, siano non solo largamente prevalenti in certi luoghi, ma tra i più pronti ad ottenere consenso e diffusione.

Fonti e bibliografia

  • Archivio Storico Diocesano di Napoli = ASDN, Fondo Santo Ufficio, Processi, 595/C. Informatio super dispensationem cuiusdam olei quod pretendebatur miraculosum.
  • ASDN, Fondo Sante Visite, sez. G. Spinelli, vol. IX, ff. 285v ss), Copia non identica dei fogli 7-10 del documento precedente.
  • Genoveffa Palumbo, L’olio che sana ogni male. Superstizione e taumaturgia in un processo inquisitoriale della prima metà del Seicento, Ferraro, Napoli 1990 (trascrizione del processo).
  • Genoveffa Palumbo, Sante immagini e santità immaginata: una simulazione “familiare”, in Finzione e santità tra medioevo ed età moderna, a cura di Gabriella Zarri, Rosenberg & Sellier, Torino 1991, pp. 145-176.

Article written by Ciro Di Fiore | Ereticopedia.org © 2016

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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