Cavalli, Ambrogio

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Ambrogio Cavalli, noto anche come Ambrogio da Milano (Milano, ca. 1500 - Roma, 15 giugno 1556) è stato un monaco eremitano condannato a morte per eresia dall'Inquisizione romana.

Biografia

Studiò a Padova, fino ad ottenere nel 1528 il grado di maestro in sacra teologia. Fu quindi inviato a Bologna come reggente dello Studio agostiniano locale. Fortemente influenzato dal pensiero di Erasmo, fin dal 1537 fu nel mirino dell'Inquisizione a causa del contenuto eterodosso delle sue prediche, e fu bandito da Milano. Appellatosi a Tommaso Badia, maestro del Sacro Palazzo, ottenne un breve papale in suo favore il 21 novembre 1537. Nominato priore del convento di S. Marco di Milano nel 1538, vi rinunciò due anni dopo in polemica contro la politica dal intransigente del generale dell'ordine Girolamo Seripando.
Nel 1542 abbandonò l'ordine, iniziando a collaborare con Andrea Zantani, vescovo di Limassol nell'isola di Cipro, svolgendo le funzioni di suo vicario. La sua predicazione quaresimale del 1544 a Nicosia gli costò un processo e l'arresto a Venezia nel gennaio 1545. Il 31 marzo abiurò nella chiesa di Santa Maria Formosa. Nel 1546 fu nei Grigioni. Dal 1547 al 1554 risiedette a Ferrara, protetto da Renata di Francia. Fuggito nel 1554 nei Grigioni, rientrò a Ferrara nel 1555. Arrestato, fu trasferito a Roma. Fu giustiziato il 15 giugno 1556.

Bibliografia

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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