Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444
Alvise Mocenigo (Venezia, 26 ottobre 1507 - Venezia, 4 giugno 1577), doge di Venezia dal 1570 al 1577, fu un importante membro della classe dirigente veneziana del Cinquecento.
Appartenente ad una potente e prestigiosa famiglia del patriziato veneziano, svolse incarichi politici e diplomatici di rilievo: in particolare fu ambasciatore presso l’imperatore Carlo V dal 1545 al 1548 e presso papa Paolo IV dal 1558 al 1560. Fu più volte membro del Consiglio dei Dieci, Savio di Terraferma, Savio del Consiglio; fu anche tra i Tre Savi sopra l’eresia, carica spesso ricoperta da ex ambasciatori a Roma. Ebbe posizioni antipapaliste ma dovette confrontarsi, come gli altri più autorevoli membri del patriziano veneziano dell’epoca, con il problema della repressione dell’eresia. Fu doge negli anni della battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571), anni intensi e problematici per la Repubblica di Venezia, nei quali il conflitto con i Turchi si acuiva sempre di più e le tensioni politiche e religiose laceravano il patriziato e la società veneziana nel suo complesso.
Bibliografia
- Andrea Da Mosto, I dogi di Venezia nella vita pubblica e privata, A. Martello, Milano 1960, pp. 274-283 e 572.
- Giuseppe Gullino, Mocenigo, Alvise, in DBI, vol. 75 (2011).
- Daniele Santarelli, Eresia, Riforma e Inquisizione nella Repubblica di Venezia del Cinquecento, in "Studi Storici Luigi Simeoni", LVII, 2007, pp. 73-105.
- Daniele Santarelli, Itinerari di ambasciatori veneziani alla corte di Carlo V, in "Medioevo adriatico", II, 2008, pp. 121-152.
- Aldo Stella, Lepanto nella storia e nella storiografia alla luce di nuovi documenti, in “Studi veneziani”, n.s., LI, 2006, pp. 206-280.
Link
- Scheda su Alvise Mocenigo sul sito Symogih.org
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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque
[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]