Purezza del sangue (Spagna)

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Dalla metà del XV sec. l'antigiudaismo sempre più evidente della società spagnola (Corona di Castiglia e Corona d'Aragona indistintamente), dapprima diretto contro gli ebrei, si dirige contro i "nuovi convertiti". Dopo l'espulsione del 1492, ciò si trasforma in un'ossessione. L'Inquisizione regolò la questione nei fatti, accelerando l'assimilazione dei judío-conversos, ma non negli animi. D'altra parte, il numero delle condanne che essa pronunciava sembrava fornire prova dell'infedeltà collettiva di questa popolazione.
Cominciò a farsi strada l'idea che l'ascendenza giudea in sé fosse una tara che impediva a priori un'autentica fede in Cristo e che i nuovi cristiani progettassero di infiltrare la società per vendicarsi dei vecchio-cristiani… Dalla fine del XV sec. apparivano i primi statuti di purezza di sangue (limpieza de sangre). Si trattava di decisioni di ordine privato, attraverso le quali un organismo restringeva l'accesso al suo interno esclusivamente ai vecchio-cristiani. L'ordine gerosolimitano fu uno dei primi ad adottare simili disposizioni. Questi statuti restarono poco numerosi sino alla metà del XVI sec. Il capitolo della cattedrale di Toledo se ne dotò nel 1547. Avvenne allora l'esplosione del fenomeno. Nelle università i collegi maggiori si "chiusero" l'uno dopo l'altro; le confraternite, i collegi professionali seguirono il movimento tra la seconda metà del XVI secolo e la prima metà del XVII. Fu quindi il turno delle corporazioni degli artigiani. Nel XVIII sec. la maggior parte degli organismi verificavano la purezza del sangue dei loro membri. Il fenomeno raggiungeva tutta la Penisola (mancano tuttavia studi d'insieme sulla sua cronologia e geografia).
La monarchia lasciò fare. Mai essa domandò la purezza di sangue ai suoi agenti, né adottò disposizioni generali sulla questione : la cosa restava un affare privato, secondo l'iniziativa di ognuno degli organismi in questione, ma divenne anche un'esigenza sociale fondamentale. Per essere socialmente riconosciuto, dopo gli anni sessanta del XVI sec., fu indispensabile passare per qualcuno di sangue puro. Passare per, s'intende, niente di più, poiché biologicamente, a quest'epoca, sarebbe stato difficile trovare un membro delle élites che non avesse qualche antenato ebreo.
Entrare in uno dei corpi che esigevano la purezza del sangue era il miglior mezzo per ottenere tale reputazione. Per questo essi furono giustamente ricercati. I candidati dovevano sottomettersi a un'inchiesta di cui ogni organismo fissava liberamente le regole, detta "inchiesta sulla purezza di sangue". In primo luogo gli ordini militari: domandavano la purezza di sangue dall'inizio del XVI secolo e iniziarono a svolgere inchieste formali dalla metà del XVI sec. Poi i Collegi maggiori. Ed anche l'Inquisizione, i cui delegati e famigli, il cui prestigio in quanto persecutori degli ebrei compensava il carattere poco elevato del reclutamento, a partire dagli anni sessanta del XVI sec. dovevano sottomettersi a una vera e propria prova. E infine numerose confraternite aristocratiche.
Ora queste inchieste costavano care: un commissario, accompagnato da uno scrivano, si recava in ognuna delle agglomerazioni di cui erano originari i diversi rami della famiglia. Interrogava tra sei e dodici testimoni, se possibile di età avanzata, che affermassero che i genitori e i nonni dell'interessato erano vecchi cristiani senza nessuna ascendenza ebraica o araba. Il dossier passava in seguito davanti a diverse commissioni. Tutto ciò a spese del candidato, che doveva sborsare anche importanti tributi fiscali e parafiscali. L'inchiesta costituiva dunque, di primo acchito, un filtro sociale, tant'è che occorreva ripeterla ad ogni nuova candidatura: nessun organismo accettava di tener conto delle conclusioni di inchieste effettuate da altri organismi. Se si considera il fatto che ogni corpo fissava liberamente le modalità dell'inchiesta, è difficile non vedervi, sotto il pretesto della purezza del sangue, una maniera per le élites di contarsi.
Le inchieste d'altronde, quelle di alto livello almeno, non cercavano di determinare solamente la purezza del sangue, ma anche, e sempre più prevalentemente col passare del tempo, la nobiltà del candidato.
L'ideologia della purezza di sangue contribuisce largamente a mascherare la mobilità sociale. Essa afferma che una goccia di sangue impuro è sufficiente a corrompere per sempre l'intera discendenza di un individuo. Essa dunque fa dipendere la posizione sociale da un fattore biologico stabile. Essa nega, per chi è "impuro" la possibilità di una ascensione sociale. Essa esige dalle famiglie vecchio-cristiane, che pone ai vertici della gerarchia, una vigilanza stretta in materia di alleanze familiari, per evitare l'introduzione del germe che le farebbe irrimediabilmente decadere.
Alcuni benpensanti, non molto tempo fa, si sono basati sull'ideologia della purezza del sangue per definire la Spagna d'ancien régime una "società per caste". Presa alla lettera, l'affermazione è evidentemente assurda. Ma essa cela una verità profonda: la società spagnola, più di altre, si sforza di dissimulare la fluidità che essa ha sempre saputo conservare dietro una facciata che proclama la sua immobilità. L'ideologia della purezza del sangue, per la quale la dignità è legata all'appartenenza a un gruppo che trascende le categorie di fortuna e potere abituali, è incontestabilmente un fattore di integrazione degli strati inferiori alla società globale.

Bibliografia

  • Raphaël Carrasco, Annie Molinié-Bertrand, Béatrice Pérez (dir.), La pureté de sang en Espagne : du lignage à la race, Presses universitaires Paris Sorbonne, Paris 2011.
  • Jean Pierre Dedieu, Limpieza, pouvoir et richesse. Conditions d'entrée dans le corps des ministres de l'Inquisition. Tribunal de Tolède - XVIe-XVIIe siècles, in Les sociétés fermées dans le monde ibérique (XVIe-XVIIe siècles), Editions du CNRS, Paris, 1986, p. 169-187.
  • Roberto López-Vela, Limpieza de sangre, Spagna, in DSI, vol. 2, pp. 913-917.
  • Albert A. Sicroff, Les controverses des statuts de « pureté de sang » en Espagne du XVe au XVIIe siècle, Didier, Paris‎ 1960.

Voci correlate

Nota bene

Questa voce è la rielaborazione italiana, con modifiche ed adattamenti, di un brano originalmente pubblicato in francese in Jean Pierre Dedieu, L'Espagne de 1492 à 1808, Belin, Paris 2005, pp. 53-55.

Article written by Jean Pierre Dedieu | Ereticopedia.org © 2014
French to Italian translation & adaptation by Daniele Santarelli

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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