Sforza di Santa Fiora, Guido Ascanio

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Guido Ascanio Sforza di Santa Fiora (Roma, 16 novembre 1518 - Canneto sull'Oglio, Mantova, 6 ottobre 1564) è stato un cardinale, camerlengo di Santa Romana Chiesa dal 1537 al 1564, membro del Sant'Uffizio sotto il papato di Paolo IV.

Biografia

Figlio di Bosio II Sforza, conte di Santa Fiora, e di Costanza Farnese, figlia naturale poi legittimizzata di papa Paolo III, quindi nipote di quest'ultimo, fu nominato cardinale a soli 16 anni, all'avvento al papato del nonno (1534), insieme al cugino Alessandro Farnese.

Svolse l'importante funzione di cardinale camarlengo per ben 27 anni, dal 1537 allla morte (1564).

La sua famiglia ebbe gravi contrasti con Paolo IV all'inizio del suo pontificato, ma in seguito il cardinale Santa Fiora, che aveva subito una breve incarcerazione nel settembre 1555, svolse un ruolo di primo piano nelle trattative che portarono alla pace di Cave del settembre 1557 tra papa Carafa e gli Spagnoli. Paolo IV lo incluse altresì tra i membri del Sant'Uffizio il 15 ottobre 15571, nell'ambito di un allargamento della Congregazione. Non fu confermato da Pio IV, che ridusse i membri del Sant'Uffizio all'inizio del suo pontificato.

Amministratore della diocesi di Parma dal 1535, rinunciò al vescovado parmense nel 1560 a favore del fratello minore Alessandro Sforza (1534-1581), che fu poi nominato cardinale nel 1565.

Bibliografia

  • Massimo Carlo Giannini, Sforza, Guido Ascanio, in DBI, vol. 92 (2018).
  • Daniele Santarelli, Il papato di Paolo IV nella crisi politico-religiosa del Cinquecento. Le relazioni con la Repubblica di Venezia e l’atteggiamento nei confronti di Carlo V e Filippo II, Aracne editrice, Roma, 2008.
  • Herman H. Schwedt, Die Anfänge der Römischen Inquisition. Kardinäle und Konsultoren 1542 bis 1600, Herder, Freiburg 2013, p. 240.

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Voci correlate

Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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