Gregorio XIII, papa

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


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Gregorio XIII, al secolo Ugo Boncompagni (Bologna, 1° gennaio 1501 – Roma, 10 aprile 1585) fu papa dal 1572 al 1585.

Biografia

Famiglia, studi giuridici e inizio della carriera ecclesiastica

Figlio di un ricco mercante, studiò all'Università di Bologna, conseguendo il dottorato "in utroque iure" nel 1530. Insegnò presso lo Studio dal 1531 al 1539, quindi si riconvertì alla carriera ecclesiastica, trasferendosi a Roma.
Entrato al servizio del cardinale Pietro Paolo Parisio, fu nominato da Paolo III nel gennaio 1545 referendario "utriusque signaturae", quindi a dicembre inviato al concilio di Trento tra i rappresentanti degli ufficiali di Curia. Partecipò anche alle sedute bolognesi del concilio, ed a Bologna ebbe un figlio naturale, Giacomo, nato nel 1548.
Non partecipò alla seconda fase tridentina del concilio (1551-52) perché non particolarmente gradito a Giulio III.

L'ascesa tra i papati di Paolo IV e Pio V

Paolo IV lo incluse nella sua congregazione speciale per la riforma della Chiesa. Boncompagni inoltre collaborò col cardinal nepote Carlo Carafa, facendo parte del seguito delle sue missioni del 1557 in Francia e a Bruxelles. Il 20 luglio 1558 Paolo IV gli assegnò il vescovado di Vieste e nel gennaio 1559 lo incluse nel Sacro Consiglio.
Nonostante i suoi legami con i Carafa, mantenne buoni rapporti con Pio IV. Si mise in luce per la sua brillante preparazione giuridica nell'ultima fase del concilio di Trento. Divenuto uomo di fiducia del cardinal nepote Carlo Borromeo, il 12 marzo 1565 ottenne lui stesso la porpora. Nel luglio dello stesso anno fu quindi nominato legato de latere in Spagna per occuparsi dell'affaire Carranza.
La missione fu fallimentare. Rientrato a Roma alla morte di Pio IV e all'elezione di Pio V, sotto il papato di quest'ultimo si occupò della Segnatura dei Brevi, restando per il resto in disparte dagli affari di corte.

Il papato

Cardinale decisamente filospagnolo e apprezzato per la sua competenza in campo giuridico, fu eletto papa il 13 maggio 1572. Favorì moltissimo il figlio Giacomo, asceso a castellano di Castel Sant’Angelo e gonfaloniere della Chiesa, ma anche i nipoti Filippo Boncompagni e Filippo Guastavillani, entrambi creati cardinali (nel 1572 e nel 1574).
Il suo papato diede un forte impulso all'applicazione dei decreti tridentini (tra questi la riforma del calendario per cui è spesso ricordato: bolla Inter gravissimas, 24 febbraio 1582): particolare attenzione fu dedicata alla formazione e alla disciplina del clero regolare e secolare, con la promozione dell'istituzione di seminari in ogni diocesi e la fondazione dei Collegi germanico, ungarico, romano e dell'università retta dai gesuiti (chiamata Università Gregoriana in suo onore).
Promosse la risposta storiografica cattolica alle Centurie di Magdeburgo, che si concretizzò con l'affidamento a Cesare Baronio della redazione degli Annales ecclesiastici.
L'attività dell'Inquisizione non subì battute d'arresto rispetto al papato del predecessore Pio V: in particolare Gregorio XIII emise la sentenze definitive contro Carranza, dichiarato eretico, e contro Michel de Bay (Michele Baio), cancelliere dell'Università di Lovanio; ottenne da Venezia l'estradizione di Cornelio Sozzini e dall'Ungheria quella di Giacomo Paleologo (quest'ultimo morto sul rogo a Roma nel 1583).

Bibliografia

  • Agostino Borromeo, Gregorio XIII, in EP, vol. 3.
  • Sergio Pagano, Gregorio XIII, papa, in DSI, vol. 2, pp. 730-731.
  • Ludwig von Pastor, Storia dei Papi dalla fine del Medio evo, vol. IX, Storia dei papi nel periodo della riforma e della restaurazione cattolica. Gregorio XIII: 1572-1585, Desclee, Roma 1929: ENpt1; ENpt2.

Article written by Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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