Bruto, Gian Michele

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Gian Michele Bruto (Venezia, 1517 - Alba Iulia?, 1592) è stato un umanista, storico ed eretico.

Biografia

Cittadino veneziano, appartenente all'ordine dei canonici regolari lateranensi (poi dispensato), entrò in contatto con gli ambienti valdesiani attraverso Pietro Antonio Di Capua. Attorno al 1553 fu nell'abbazia di Maguzzano alla corte del cardinale Reginald Pole (allora in ritiro presso tale abbazia benedettina). Nel 1555 emigrò da Venezia per fuggire la persecuzione inquisitoriale. Fu ad nelle Fiandre e ad Anversa pubblicò l'orazione De rebus a Carolo V Caesare Romanorum Imperatore gestis. Nel 1558 fu segretario di Paolo Tiepolo, allora ambasciatore straordinario della Repubblica di Venezia in Spagna, ma abbandonò presto l'incarico intraprendendo una serie di viaggi per l'Europa. Nel 1560 rientrò a Venezia poi fu a Lucca e forse a Firenze. Nel 1562 si trovava a Lione, dove pubblicò le sue Historiae florentinae. Rientrato a Venezia, strinse amicizia con Donato Giannotti e fu precettore di Francesco Raineri, figlio di un mercante fiorentino operante tra Venezia e Lione. Soggiornò di nuovo a Lione, stabilmente, dal 1564 al 1571. A Lione era allora presente un folto gruppo di esuli fiorentini antimedicei, con i quali egli mantenne stretti contatti. Dopo una nuova serie di viaggi, nel 1574 si stabilì in Transilvania su invito del principe Stefano Bathory, accettando l'incarico di scrivere una storia dell'Ungheria tesa a dimostrare l'infondatezza delle pretese asburgiche su quel regno. Eletto il Bathory re di Polonia nel 1576, lo seguì subito a Cracovia. In questo mezzo rese visita a Andreas Dudith a Paskov nel 1578 e a Breslavia nel 1581. Morto il Bathory (dicembre 1586), Bruto si convertì in filoasburgico, si trasferì quindi a Vienna e poi a Praga. Nel 1591 fu avvisato dell'intenzione di Sigismondo Bathory di pubblicare la sua storia dell'Ungheria. Decise quindi di partire alla volta di Alba Iulia, ma morì probabilmente mentre era ancora in viaggio.

Bibliografia

  • Domenico Caccamo, Eretici italiani in Moravia, Polonia, Transilvania (1558-1611). Studi e documenti, Sansoni - The Newberry Library, Firenze-Chicago 1970, pp. 39-46.
  • Domenico Caccamo, Bruto, Gian Michele, in DBI, vol. 14 (1972).
  • Delio Cantimori, Eretici italiani del Cinquecento, a cura di Adriano Prosperi, Einaudi, Torino 1992.
  • Andrea Veress, Il veneziano Gian Michele Bruto e la sua storia d'Ungheria, in "Archivio veneto", s. 5, VI (1929), pp. 148-178.

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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