Fabbroni, Francesca

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Francesca Fabbroni (Livorno, 27 aprile 1619 - San Gimignano, 24 settembre 1681) è stata una monaca perseguitata dall'Inquisizione per finzione di santità.

Destinata alla vita religiosa fin da bambina presso il monastero di S. Benedetto di Pisa, prese l'abito nel 1633 e fece la professione nel 1635. Manifestò fin dalla giovinezza strani disturbi fisici, accompagnati da stati estatici e visioni, che le procurarono presso la popolazione una fama di santa.
Fu eletta badessa del suo monastero il 29 aprile 1663 e restò in carica fino al 1675.
Intanto l'Inquisizione aveva aperto un fascicolo su di lei, che condusse, il 26 dicembre 1678, al suo arresto, privazione dell'abito e trasferimento in cella presso il monastero di S. Caterina a San Gimignano.
Rifiutata ogni ritrattazione e proclamata sempre la sua presunzione di santità ed elezione, mori il 24 settembre 1681 e fu sepolta in terra sconsacrata.
Il processo si trascinò fino al 1689: con sentenza letta il 27 febbraio di quell'anno vennero disposti il suo rogo in effigie e il rogo dei suoi resti. Il provvedimento fu eseguito il 5 marzo e le ceneri del cadavere furono disperse.

Bibliografia

  • Adelisa Malena, Fabbroni, Francesca, in DBI, vol. 43 (1993).
  • Adelisa Malena, La distruzione della memoria: il processo inquisitoriale contro Francesca Fabbroni (1619-1681), Olschki, Firenze 1996.
  • Adelisa Malena (a cura di), Il velo e la maschera: santità e illusione di suor Francesca Fabbroni (1619-1681), con premessa di Adriano Prosperi e con la trascrizione de Il dagone abbattuto di Costantino Fabbri (1678), Città di San Gimignano, San Gimignano 2002.
  • Adelisa Malena, Fabbroni, Francesca, in DSI, p. 571.

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et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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