Albrisio, Basilio

Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo mediterraneo
Edizioni CLORI | Firenze | ISBN 978-8894241600 | DOI 10.5281/zenodo.1309444


Basilio Albrisio è stato un medico ed eretico millenarista del XVI secolo.

Figlio di Melchion Albrisio (o Albrisi) e di Ludovica Della Quercia, figura nel testamento del padre datato 28 gennaio 1522 come doctor artium insieme ai fratelli. Tuttavia non si sa nulla sul percorso di studi del medico reggiano.

Le notizie che abbiamo su di lui le ricaviamo quasi esclusivamente dal fascicolo del suo processo inquisitoriale reggiano del 1559.

Nel 1548 affrontò una "crisi interiore" a seguito della lettura di testi biblici, in particolare l'Apocalisse, e di testi di autori quali Niccolò da Lira, Ugo di San Vittore e Sant'Agostino.
A partire dal 1551 fu medico (e confermato formalmente dal 1555) presso il monastero di Santa Chiara a Reggio Emilia. Qui, raccolse attorno a sé dodici monache, la sua "chiesa" e probabilmente anche alcuni monaci e laici (tra questi un giovane operaio dell'arte della Lana, sfuggito alla cattura e citato come Angelo Gabriele).
Il 18 gennaio 1559 venne aperto ai danni del medico un fascicolo processuale dal vicario episcopale Antonio Vacca da Imola, poiché a quest'ultimo erano giunte voci sospette sul presunto reo e specialmente su una particolare credenza che si stava diffondendo tra le monache del monastero. Come si evincerà in seguito dagli atti, la sua "eresia" si fondava su una lettura personale dell'Apocalisse, in base alla quale un Secondo Avvento era imminente: Albrisio avrebbe ospitato Cristo dentro di sé e conseguentemente la passione ed il martirio. Questo Secondo Avvento avrebbe preparato il Terzo (cioè la discesa di Cristo in Terra e la successiva fine del mondo) e Albrisio sarebbe stato lo strumento di un disegno provvidenziale volto a riscattare tutta l'umanità (cristiani, ebrei e musulmani tra i quali egli non faceva nessuna distinzione).
Il Vacca lo incarcerò preventivamente e raccolse tutta la documentazione utile per la causa. Nello stesso giorno il vicario si portò a casa del presunto reo (dove abitava il fratello Alessandro), per ispezionare l'immobile: infatti il vicario del vescovo era stato informato del fatto che alcune monache avessero inviato molte scritture al medico e le avessero nascoste in un paniere per non destare sospetti. Durante la perquisizione non si trovarono le suddette carte, ma alla vista del focolare domestico notò i brandelli bruciacchiati delle scritture.
Il 26 gennaio l'Albrisio fu interrogato alla presenza del vescovo Giovan Battista Grossi e dell'inquisitore di Parma-Reggio Girolamo Volta da Mantova (facenti parte di una commissione al cui interno vi erano anche rappresentanti del Comune a tutela delle monache stesse, imparentate probabilmente con famiglie reggiane di grande rilievo), ma l'imputato cercò di glissare "l'argomento dottrinale", e accennò solamente alcuni aspetti inerenti il rapporto con le monache. Le vaghe risposte obbligarono il vescovo a riportare il medico nelle carceri episcopali e a consegnargli della carta su cui poté scrivere la sua "dottrina" ed esplicarla. Il 4 febbraio l'Albrisio consegnò le carte al tribunale, che nel frattempo ebbe delle testimonianze e scritture da parte di alcune monache interrogate tra il 31 gennaio ed il 1° febbraio: venivano riassunti tutti gli insegnamenti del medico, che vennero confermati dallo stesso l'8 febbraio.
Il suo caso allarmò il pontefice Paolo IV in persona, che ne ordinò il trasferimento nelle carceri dell'Inquisizione a Roma (tale ordinanza pervenne al vescovo in una missiva del Duca di Ferrara il 18 febbraio e subitamente da Reggio l'Albrisio fu trasferito a Modena quindi a Bologna).
Non è noto come si concluse la sua vicenda dopo il trasferimento a Roma: l'ultima notizia su di lui è un atto notarile del maggio 1559 che testimonia la vendita di un terreno da parte di suo fratello Alessandro per provvedere alle sue necessità in carcere.

La sua vicenda e certi aspetti delle sue dottrine ricordano il caso di Giorgio Siculo, le cui idee in merito ai Sacramenti, alla Salvezza e al nicodemismo il medico reggiano condivise e fece sue.

Fonti archivistiche

  • Archivio Diocesano di Reggio Emilia, Processi criminali, f. 1.

Fonti stampate

  • Gino Michele Piò, Delle vite degli huomini illustri di S. Domenico, p. II, Pavia, 1613, 1. IV, col. 286
  • Oderico Rinaldi, Annales Ecclesiastici, vol. XV, Roma, 1667.

Bibliografia

  • Albano Biondi, Adriano Prosperi (a cura di), Il processo al medico Basilio Albrisio: Reggio 1559, fasc. monografico di "Contributi", Biblioteca municipale A. Panizzi di Reggio Emilia, n° 4, 1978.
  • Massimo Donattini, Albrisio, Basilio, in DSI, vol. 1, p. 31.
  • Luigi Magnani, Basilio Albrisio medico reggiano e l'Inquisizione con documenti inediti, Tip. Aldo Cappelli, Modena 1898.

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Article written by Luca Al Sabbagh & Daniele Santarelli | Ereticopedia.org © 2013-2017

et tamen e summo, quasi fulmen, deicit ictos
invidia inter dum contemptim in Tartara taetra
invidia quoniam ceu fulmine summa vaporant
plerumque et quae sunt aliis magis edita cumque

[Lucretius, "De rerum natura", lib. V]

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